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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

Egregio Signore,<br />

La cortesissima e troppo lusinghiera sua lettera mi ha arrecato vivo piacere. Essa<br />

mi viene spe<strong>di</strong>ta qui [a Parigi], ma senza il libro ch’ella chiama un «mero pretesto», ma<br />

che io invece leggerò col massimo interesse fra pochi giorni – appena tornato in Italia –<br />

come ho già letto il suo Teatro Italiano. La ringrazio mille volte d’aver pensato a mandarmelo,<br />

ma non so davvero come farle comprendere quanto le sono grato per le espressioni<br />

<strong>di</strong> benevolenza <strong>di</strong> cui Ella mi colma. 116<br />

Difficile <strong>di</strong>re a quale libro si riferisca l’allusione <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, considerato<br />

che, oltre a Il teatro italiano contemporaneo del 1872 che egli afferma <strong>di</strong> aver<br />

letto, non è nota opera alcuna <strong>di</strong> Capuana anteriore alla data della lettera, fatta<br />

eccezione per una pubblicazione relativa a Il Comune <strong>di</strong> Mineo, che altro non è<br />

se non, come avverte il curatore Di Blasi, “una relazione amministrativa dello<br />

stesso sindaco”. 117 Nel testo, comunque, appare subito evidente il precoce interessamento<br />

del critico alla narrativa gual<strong>di</strong>ana (considerando che, all’altezza<br />

cronologica in cui si colloca il documento, erano apparsi soltanto la prima versione<br />

delle Novelle, nel 1868, e il romanzo Costanza Gerar<strong>di</strong>, nel 1871, poi ristampato<br />

in terza e<strong>di</strong>zione da Treves proprio nel 1875) 118 e allo stesso tempo il<br />

ruolo ricoperto da Giovanni Verga in qualità <strong>di</strong> amico comune:<br />

Mi rincresce <strong>di</strong> non essere stato il primo a scriverle, come avevo desiderio <strong>di</strong> farlo,<br />

sapendo ch’ella aveva avuto la bontà <strong>di</strong> occuparsi <strong>di</strong> me, e avendo spesso parlato <strong>di</strong> Lei<br />

e dei suoi lavori con l’amico Verga. Me lo saluti tanto, se lo vede. 119<br />

Anche in questo caso i riferimenti gual<strong>di</strong>ani non sono del tutto comprensibili,<br />

visto che non si è a conoscenza <strong>di</strong> interventi <strong>di</strong> Capuana sui suoi lavori anteriori<br />

all’anno 1877; si potrebbe, tuttavia, congetturare un’identificazione del<br />

critico siciliano con il ‘bibliofilo’ che firma la recensione a Une ressemblance,<br />

precedentemente apparsa sulle pagine de «L’Illustrazione Italiana»: essa si conclude,<br />

<strong>di</strong>fatti, con un appello all’autore dell’opera a “tornare all’italiano: perché<br />

116<br />

ID., Una lettera <strong>di</strong> L. <strong>Gualdo</strong> al Capuana, cit., p. 14.<br />

117<br />

Ibidem.<br />

118<br />

Si deve a Renata Lollo (Ipotesi su una presenza manzoniana nelle prime opere <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong>, in «Otto/Novecento», n.3, 1977, pp. 79-91) il ritrovamento <strong>di</strong> una copia del 1871 <strong>di</strong><br />

Costanza Gerar<strong>di</strong> attraverso cui è stato possibile retrodatare (e dare maggiore coerenza nell’alternanza<br />

tra la produzione italiana e francese) <strong>di</strong> quattro anni la prima e<strong>di</strong>zione del romanzo.<br />

119<br />

C. DI BLASI, Una lettera <strong>di</strong> L. <strong>Gualdo</strong> al Capuana, cit., p. 14.<br />

139

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