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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

Valeria Donato Ramaciotti – <strong>di</strong> Bouvard et Pécuchet (“la Bible”) e dell’Éducation<br />

(“le Livre”) non può essere taciuta: non è infatti comune trovare a quell’epoca<br />

intellettuali come <strong>Gualdo</strong> affascinati maggiormente da queste opere; esse<br />

gli offrono spunti <strong>di</strong> stimolo e riflessione, lo catturano attraverso le complesse<br />

analisi interiori e le delicatissime descrizioni dei più impercettibili sentimenti<br />

e delle più tenui rêveries (<strong>di</strong> quelle “évocations vacue, <strong>di</strong>ffuses et insaissables”,<br />

insomma, <strong>di</strong> cui parlerà Genette) 27 e, <strong>di</strong> conseguenza, influenzano non solo il<br />

suo gusto <strong>di</strong> lettore, ma anche le sue scelte in qualità <strong>di</strong> prosatore. Le opere<br />

gual<strong>di</strong>ane, <strong>di</strong>fatti, presentano precise affinità soprattutto con l’Éducation (un testo<br />

la cui comprensione – come si è accennato e come lo stesso autore sottolineò<br />

a suo tempo nel su citato articolo – sfuggiva alla gran parte dei contemporanei),<br />

sia per quanto riguarda alcuni tipici mo<strong>di</strong> espressivi, sia per il carattere<br />

<strong>di</strong> alcuni personaggi, specie <strong>di</strong> Paolo Renal<strong>di</strong>, il protagonista <strong>di</strong> Decadenza.<br />

Queste similarità sono state puntualmente messe in luce dai vari stu<strong>di</strong>osi che si<br />

sono occupati della narrativa del milanese; Valeria Donato, ad esempio, ha parlato<br />

<strong>di</strong> un “Flaubert riletto e me<strong>di</strong>tato” da cui <strong>Gualdo</strong> sembrerebbe aver appreso<br />

[…] non tanto la lezione dell’analisi attenta e <strong>di</strong>staccata della realtà, sebbene uno<br />

stu<strong>di</strong>o in questo senso ci rivelerebbe che anche da Madame Bovary <strong>Gualdo</strong> attinse gli<br />

spunti forse più moderni nelle descrizioni <strong>di</strong> certi interni e <strong>di</strong> certi menage visti sotto la<br />

luce della scoraggiante me<strong>di</strong>ocrità, quanto piuttosto la lezione <strong>di</strong> uno schivo <strong>di</strong>stacco<br />

nei confronti <strong>di</strong> un reale che degrada i nostri ideali e i nostri sogni: la vita non impegnata<br />

che coltiva tutto sul piano dell’impossibile, del sogno, dell’attesa, assaporandone<br />

morbosamente le sensazioni fuggevoli, è una rinunzia solo apparente; è invece la conquista<br />

<strong>di</strong> una più autentica perseverazione, sia pure transitoria ed incerta, ma non avvilita<br />

da contatti volgari. 28<br />

Madrignani, d’altro canto, analizzando le analogie e ancor <strong>di</strong> più le <strong>di</strong>fferenze<br />

tra l’ultimo romanzo gual<strong>di</strong>ano ed il realismo psicologico ‘alla francese’<br />

portato in auge da Bourget – da cui <strong>Gualdo</strong> si allontanerà col tempo sempre più,<br />

facendosi portavoce <strong>di</strong> una ben <strong>di</strong>versa concezione della vita – sostiene che nella<br />

elaborazione della nuova ideologia palesata in Decadenza risiede la necessità<br />

denza. Itinerari nella narrativa <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 126). Si noti, comunque, che anche in<br />

questo caso il richiamo è alla maestria del romanziere francese nel riuscire a raffigurare anche<br />

le più impercettibili emozioni e sensazioni dei personaggi da lui ideati.<br />

27 G. GENETTE, Silences de Flaubert, in Figures I, Paris, Seuil, 1966, p. 227.<br />

28 V. DONATO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou, cit., p. 300.<br />

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