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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

cendo sapere al grande maestro che ciò che egli aveva spesso presentito si sarebbe,<br />

alla fine, rivelato reale e che, pur essendo scomparso “vittima <strong>di</strong> un perseverante<br />

sforzo titanico”, egli avrebbe però abbandonato la scena del mondo<br />

morendo “glorioso e profondamente amato”. 76<br />

Il ritratto balzacchiano che <strong>Gualdo</strong> realizza rispecchia la stessa modalità<br />

compositiva che caratterizzerà, all’incirca tre anni dopo, quello già citato eseguito<br />

in onore <strong>di</strong> Flaubert, ovvero affiancando informazioni – più o meno private<br />

(non si <strong>di</strong>mentichi che oggetto dell’articolo è la corrispondenza <strong>di</strong> Balzac) –<br />

sul personaggio pubblico all’analisi della sua opera ed al suo ruolo <strong>di</strong> scrittore.<br />

Non dovrà sorprendere, pertanto, che accanto all’elogio del “pro<strong>di</strong>gioso monumento<br />

letterario” lasciato da un autore che egli etichetta come “l’in-ventore del<br />

romanzo moderno”, si trovino passi incentrati sul suo sentire “il vincolo della<br />

famiglia” o sull’immenso affetto “che traspira da ogni riga a sua madre o a sua<br />

sorella”. D’altro canto, i due volumi recensiti contengono anche messaggi rivolti<br />

“ai pochi amici ch’egli conservò sempre, agli e<strong>di</strong>tori, ai letterati illustri, e<br />

principalmente a M.ͤ Hanska, nata Rzevuska, che <strong>di</strong>venne poi M.ͤ Balzac”, ragion<br />

per cui è la natura stessa del testo in esame a condurre <strong>Gualdo</strong> nell’alternato<br />

esame da un lato del “magnifico poema d’amore che occup[ò] tutta la seconda<br />

parte <strong>di</strong> questa vita triste e avventurata” e, dall’altro, dei documenti in<strong>di</strong>rizzati<br />

al comune amico Théophile Gautier (al quale come si è accennato si deve,<br />

almeno in fase iniziale, la grande passione del giovane milanese per Balzac)<br />

fino a quell’ultima lettera, dettata a Madame de Balzac, “nella quale, sotto la<br />

firma, l’ammalato ha tracciato a stento queste parole che appaiono sinistre: Je<br />

ne puis ni lire, ni écrire!”. 77<br />

Nonostante il volontario esilio morale dovuto alla “superiorità” del-l’uomo<br />

Balzac, l’articolista italiano intende evidenziare, servendosi delle pagine della<br />

corrispondenza del grande autore d’oltralpe, “quale fosse la sua forza <strong>di</strong> volontà”;<br />

proprio attraverso l’analisi <strong>di</strong> questo libro <strong>Gualdo</strong> cerca, infatti, <strong>di</strong> trasmettere<br />

ai suoi lettori l’importante messaggio che – dato non trascurabile – vent’anni<br />

più tar<strong>di</strong> alcuni suoi intimi avrebbero ripetuto riflettendo sulla sua altrettanto<br />

prematura scomparsa, un messaggio secondo il quale “in lui la grandezza del<br />

cuore uguagliava la potenza del cervello”. 78 Certo Gerolamo Rovetta <strong>di</strong>mostrerà<br />

<strong>di</strong> nutrire fin troppo affetto nei confronti dell’uomo <strong>Gualdo</strong> – un affetto che lo<br />

76 Ibidem.<br />

77 Ibidem.<br />

78 Ibidem.<br />

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