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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

mente, si risolvono proprio nella medesima espressione utilizzata a proposito<br />

del cambio <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione condotto da Zola in Le Rêve – “una ricerca nuova”. 456 E<br />

questa novità non consta nel fatto che i romanzi bourgettiani siano “meno raffinati<br />

e morbosi <strong>di</strong> quelli dei Goncourt” o “meno brutali <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> Zola” (e qui<br />

il milanese sembrerebbe riprendere volutamente lo stesso aggettivo cui aveva<br />

fatto ricorso Bourget per stigmatizzare l’opera del maestro naturalista), quanto<br />

piuttosto nel suo “tentativo <strong>di</strong> penetrare più in fondo che non siasi finora nei segreti<br />

moventi delli atti e delle passioni umane, e specialmente <strong>di</strong> tali atti e passioni<br />

della vita <strong>di</strong> oggi”. 457<br />

In questa estrema attenzione verso le inquietu<strong>di</strong>ni dell’animo umano <strong>Gualdo</strong><br />

riscontra una certa vicinanza <strong>di</strong> Bourget con i due scrittori che quest’ultimo<br />

considerò i suoi maestri: da un lato Balzac – “da lui talvolta imitato, come nei<br />

primi capitoli <strong>di</strong> Cruelle Enigme” 458 – e dall’altro Stendhal. Ma, nonostante<br />

questa somiglianza e comunanza <strong>di</strong> interessi, <strong>Gualdo</strong> avverte con fare lapidario<br />

che “Bourget non rassomiglia che a se medesimo”. 459 La <strong>di</strong>fferenza che lo <strong>di</strong>stingue<br />

rispetto a Balzac e Stendhal viene in<strong>di</strong>viduata principalmente non solo<br />

nell’indole dello scrittore – che certamente ha il suo peso –, quanto soprattutto<br />

nel periodo storico in cui egli ha realizzato le proprie opere, ovvero in tempi<br />

“ben più maturi e più adatti per tali stu<strong>di</strong>”. Forse, scrive <strong>Gualdo</strong>, accanto alla<br />

sensibilità, alla perseveranza, alla lena e all’acume <strong>di</strong> Bourget, sono state proprio<br />

simili con<strong>di</strong>zioni cronologiche a spingere l’amico “per le due vie dove doveva<br />

<strong>di</strong>ventare maestro: il romanzo e la critica psicologica”: 460<br />

[…] nei suoi romanzi e nei suoi stu<strong>di</strong> critici egli si propone lo stesso scopo: la ricerca<br />

cioè dei sentimenti <strong>di</strong>ventati quasi nuovi, nell’uomo moderno sotto l’influenza<br />

delli elementi introdotti a poco a poco nella vita trasformatesi, tra i quali sono da annoverarsi<br />

per primi: l’esagerata mania dell’analisi, l’effetto della scienza invadente tutti i<br />

campi e mostrante ogni cosa sotto impreve<strong>di</strong>bili aspetti; il pessimismo speciale a questa<br />

fine <strong>di</strong> secolo, e finalmente il cosmopolitismo sempre crescente, dovuto all’aumentata<br />

curiosità e alla facilità dei mezzi <strong>di</strong> trasporto. 461<br />

456 L. GUALDO, Paolo Bourget, cit., p. 406.<br />

457 Ibidem.<br />

458 Ibidem.<br />

459 Ibidem.<br />

460 Ibidem.<br />

461 Ibidem.<br />

408

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