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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

In parte lo schema naturalista resiste nelle pagine <strong>di</strong> Bourget – Autin parla<br />

<strong>di</strong> “doctrine psycho-physiologique” 462 –, ma questi ricorre alla scienza esclusivamente<br />

per stu<strong>di</strong>are i moti dell’animo, passioni e sensazioni (Bourget è, scrive<br />

<strong>Gualdo</strong>, “fedele al sistema <strong>di</strong> applicare il meto<strong>di</strong> della scienza solo all’analisi<br />

dei sentimenti”) perché, allo stesso tempo, egli si preoccupa, come tutti i moderni,<br />

“<strong>di</strong> rendere pittorica e scultoria la descrizione ed il ritratto e <strong>di</strong> trovare<br />

espressioni rare per le sensazioni rare”, rivelando <strong>di</strong> frequente, soprattutto sul<br />

piano linguistico, “il suo amore eccessivo per tutto ciò che è esotico”. 463<br />

Accennando, nella conclusione del passo sopra riportato, ad una tendenza<br />

culturale <strong>di</strong> grande portata – e cioè il <strong>di</strong>ffondersi del cosmopolitismo (inteso<br />

non solo come amore per l’esotico, per i viaggi, per la libertà <strong>di</strong> spostamenti,<br />

ma soprattutto come un nuovo modus viven<strong>di</strong>, e concepito come tale dallo stesso<br />

Bourget, il quale definirà questo fenomeno, nel suo stu<strong>di</strong>o de<strong>di</strong>cato a Tourguéniev,<br />

“ni une rencontre ni une attitude”, bensì un trait marquant de la figure<br />

intellectuelle) 464 – <strong>Gualdo</strong> sembra qui più che altrove proiettare la propria immagine<br />

in quella <strong>di</strong> Bourget: inserendosi nella lunga e feconda tra<strong>di</strong>zione inaugurata<br />

da Baudelaire ne Le Paintre de la vie moderne, egli interpreta infatti la<br />

spinta al cosmpolitismo come un’apertura, per usare le parole <strong>di</strong> Jean Borie,<br />

“aux sollecitations de la beauté”. 465 Certamente il critico italiano avverte una<br />

profonda “inquiétude naturelle” e non v’è dubbio che analogamente a lui anche<br />

Bourget avesse sempre coltivato “abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> completa in<strong>di</strong>pendenza” che non<br />

gli permettevano “<strong>di</strong> star fermo”, ma quando egli parla – e con vibrante sentimento<br />

– <strong>di</strong> “nostalgia delle sue varie patrie d’elezione”, <strong>Gualdo</strong> sembra davvero<br />

esser sul punto <strong>di</strong> realizzare, in questo suo stu<strong>di</strong>o de<strong>di</strong>cato al romanziere francese,<br />

un vero e proprio autoritratto allo specchio.<br />

In effetti poco oltre egli sostiene che, siccome l’epoca contemporanea è caratterizzata<br />

da un sempre più intenso ed acuto desiderio <strong>di</strong> “nouveau”, sono soprattutto<br />

le personalità mosse da un indole curiosa a voler cambiare abitu<strong>di</strong>ni e<br />

paesi: come non leggere in ciò l’espressione anche dei suoi sogni e delle sue<br />

ambizioni? Le città cosmopolite frequentate da viveurs, épicuriens e décadents,<br />

462<br />

A. AUTIN, Le Disciple de Paul Bourget, cit., p. 86.<br />

463<br />

L. GUALDO, Paolo Bourget, cit., p. 407.<br />

464<br />

P. BOURGET, Edmond et Jules de Goncourt, in Essais de psychologie contemporaine.<br />

Études littéraires, cit., pp. 353.<br />

465<br />

J. BORIE, Archéologie de la modernité, Paris, Grasset, 1999, p. 254.<br />

409

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