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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

dalla quale ha ere<strong>di</strong>tato “una morbosità che si rivela spesso con spaventevoli<br />

convulsioni”, oltre che il suo essere “una creatura nervosa all'eccesso, nella<br />

quale il sentimento precoce si fonde con l'intelligenza”. 242 A detta <strong>di</strong> Susan Harrow,<br />

Zola ha voluto interpretare con una chiave <strong>di</strong> lettura psicosomatica, e ben<br />

prima della <strong>di</strong>ffusione del pensiero freu<strong>di</strong>ano (il riferimento è qui agli stu<strong>di</strong> relativi<br />

all’isteria), la reazione <strong>di</strong> acerrima gelosia <strong>di</strong> Jeanne <strong>di</strong>nnanzi alla scoperta<br />

del legame che unisce sua madre al dottor Deberle. Secondo la stu<strong>di</strong>osa, <strong>di</strong>fatti,<br />

il romanziere ha proiettato non nel turbamento fisico e nel desiderio <strong>di</strong> M.me<br />

Grandjeanne, bensì nel <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> carattere nervoso <strong>di</strong> sua figlia, “the mind/<br />

body inseparability most powerfully”: 243 così agendo, Zola ha fatto in modo che<br />

Hélène potesse riconoscere nei sintomi manifestati da sua figlia “a bo<strong>di</strong>ly response<br />

to the perception of psychological loss, real or imagined”. 244<br />

Naturalmente quella <strong>di</strong> Jeanne non è una ‘per<strong>di</strong>ta’ generata dal frutto della<br />

propria immaginazione: sua madre instaura realmente una relazione sentimentale<br />

con il me<strong>di</strong>co che ha in cura la sua bambina, il cui male rappresenta proprio il<br />

motivo del primo incontro tra i due futuri amanti. Nel suo stu<strong>di</strong>o <strong>Gualdo</strong> afferma<br />

che la narrazione <strong>di</strong> tale occasione va citata tra i “punti in<strong>di</strong>menticabili” del<br />

romanzo, per cui, tra i due episo<strong>di</strong> che egli ritiene più <strong>di</strong> ogni altro degni <strong>di</strong> nota,<br />

egli colloca al primo posto “il momento quando Jeanne ammalata vuol vedere<br />

soltanto il dottor Deberle vicino a lei insieme alla madre, e confonde questi<br />

due aspetti al punto <strong>di</strong> tenere le loro mani riunite alle sue – e ciò pochi istanti<br />

dopo che nella gioia <strong>di</strong> vedere la sua creatura salva, Elena aveva finalmente<br />

confessato al me<strong>di</strong>co l’amore sì a lungo nascosto. Ma d'un tratto la bambina<br />

precoce, come avvertita d'un pericolo da una voce interna, intravede e <strong>di</strong>ffida,<br />

ed è da quell'istante che il capriccioso affetto per Henry Deberle si muta lentamente<br />

in o<strong>di</strong>o”. 245 La seconda scena, invece, che <strong>Gualdo</strong> richiama nel proprio<br />

articolo è quella descritta nelle pagine, per usare ancora una volta le sue parole,<br />

“strazianti e orribilmente vere della morte <strong>di</strong> Jeanne”, 246 che in effetti muore sola,<br />

trascurata tanto da sua madre quanto dalla sua balia – entrambe troppo occu-<br />

242 L. GUALDO, Émile Zola – Une page d'amour, cit., p. 395.<br />

243 S. HARROW, The matter with Jeanne: narrative and the nervous body in Zola's Une<br />

page d'amour, in AA. VV., L'écriture du féminin chez Zola et dans la fiction naturaliste, Bern,<br />

Peter Lang, 2003, p. 237.<br />

244 Ivi, p. 238.<br />

245 L. GUALDO, Émile Zola – Une page d'amour, cit., p. 396 (corsivi miei).<br />

246 Ibidem.<br />

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