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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

in<strong>di</strong>scussa per Zola, non riuscì mai ad apprezzare appieno i suoi primi romanzi<br />

Thérese Raquin e La Faute de l’abbé Mauret – né tanto meno Germinal –, parimenti<br />

anche <strong>Gualdo</strong> sembra realizzare un’accurata selezione tra le opere zoliane,<br />

449 mostrando una pre<strong>di</strong>lezione spiccata per quei testi meno fedeli al metodo<br />

naturalista e già volti ad un nuovo tipo <strong>di</strong> ricerca, opere in cui Zola “rivela<br />

quale anima si accoppi in lui alla mente dello scienziato dell’osservazione”. 450<br />

Non a caso sulle pagine delle riviste nostrane <strong>Gualdo</strong> opterà per recensire, e lo<br />

<strong>di</strong>rà apertamente, quei testi dell’autore francese “che occupano un posto a sé<br />

nella serie”, 451 che rivelano “una nuova tendenza del suo ingegno, un bisogno <strong>di</strong><br />

avvicinarsi alle scuole più recenti”, 452 sicché la sua scelta cadrà (e si faccia attenzione<br />

alla precocità <strong>di</strong> queste sue recensioni), inevitabilmente, su Une page<br />

d’amour e su Le Rêve. 453<br />

Un’ammirazione pari a quella nutrita per Zola (o meglio, come si è visto,<br />

per un certo Zola) anima <strong>Gualdo</strong> nei quattro saggi de<strong>di</strong>cati al giovane amico<br />

scrittore, quel Bourget che, un tempo “très proche” 454 – come afferma Michel<br />

Raimond nel suo stu<strong>di</strong>o de<strong>di</strong>cato alla crisi del romanzo naturalista – proprio al<br />

fondatore delle Soirées de Médan, aveva in seguito scelto una nuova strada <strong>di</strong><br />

indagine e <strong>di</strong> analisi da condurre nelle proprie opere, tanto da rigettare in toto il<br />

pieno trionfo <strong>di</strong> una “littérature brutale” 455 come quella dettata dal suo caposcuola<br />

e da farsi portavoce <strong>di</strong> nuove istanze rappresentative poi compen<strong>di</strong>ate<br />

nella severa critica antinaturalista apparsa su «Le Parlement» del 27 <strong>di</strong>cembre<br />

1883 e non a caso intitolata Vers l’Idéal. <strong>Gualdo</strong> è letteralmente affascinato dal<br />

lavoro <strong>di</strong> Bourget, soprattutto perché in esso vi è – per citare le parole dai lui<br />

stesso usate nel suo primo articolo de<strong>di</strong>cato all’alverniate e che, significativa-<br />

449<br />

Tra i libri della biblioteca appartenuta a <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in parte tuttora custo<strong>di</strong>ti<br />

all’Ambrosiana <strong>di</strong> Milano nel già citato ‘Fondo <strong>Gualdo</strong>’, sono ancora presenti – si è detto – due<br />

libri <strong>di</strong> Zola: Le docteur Pascal (Paris, Charpentier et Fasquelle, 1893) e La débacle (Paris,<br />

Charpentier et Fasquelle, 1892), quest’ultimo con de<strong>di</strong>ca autografa dell’autore a <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>.<br />

450<br />

L. GUALDO, L’ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola, Le Rêve (I), cit., p. 63.<br />

451<br />

Ibidem.<br />

452<br />

ID., L’ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola, Le Rêve (<strong>II</strong> ed ultimo), cit., p. 80.<br />

453<br />

La recensione a Le Rêve uscì in due parti sulle pagine de «L’Illustrazione Italiana» tra il<br />

gennaio ed il febbraio 1889, mentre l’articolo de<strong>di</strong>cato a Une page d’amour venne pubblicato<br />

su «La Rassegna settimanale <strong>di</strong> politica, scienza, lettere ed arti» nel maggio dello stesso anno.<br />

Sulla ricezione <strong>di</strong> Zola in Italia a fine Ottocento si veda S. DISEGNI, La réception du Rêve en<br />

Italie entre les deux siècles, cit., pp. 105-124.<br />

454<br />

M. RAIMOND, La crise du roman, cit., p. 27.<br />

455 Ibidem.<br />

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