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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

tanto alle sue creature e che, anzi, palesano un suo coinvolgimento in prima<br />

persona; in questo senso l’assunto <strong>di</strong> Giuseppe Amoroso secondo cui i personaggi<br />

gual<strong>di</strong>ani “non risultano talvolta del tutto autonomi, ma legati alle soluzioni<br />

autobiografiche dell’autore” 56 è verissimo nella misura in cui – seppur traslato<br />

nella realtà <strong>di</strong> un ambizioso borghese – il nobile conte don <strong>Luigi</strong> si preoccupa<br />

<strong>di</strong> far cercare una risposta alle insicurezze ed inquietu<strong>di</strong>ni esistenziali del<br />

suo protagonista, Paolo Renal<strong>di</strong>, attraverso il suo continuo viaggiare ed i suoi<br />

(seppur fallimentari) tentativi <strong>di</strong> inserimento all’interno <strong>di</strong> alcuni <strong>degli</strong> scenari<br />

internazionali più ambiti e alla moda dell’epoca, da Parigi ad Aix-les-bains.<br />

Al contrario del personaggio del suo romanzo, però, – come si è anticipato<br />

– il narratore italiano godeva del privilegio <strong>di</strong> trovarsi perfettamente a proprio<br />

agio tra i rappresentanti dell’alta (e me<strong>di</strong>a) società mondana. Eppure, analogamente<br />

alla propria creatura, forse metafora liberatoria del proprio vissuto, anch’egli<br />

sembrava talvolta non potere e volere appartenere a quella realtà (o, meglio,<br />

ad un’unica ed esclusiva <strong>di</strong> quelle realtà) e cercava <strong>di</strong> condurre quel tipo <strong>di</strong><br />

esistenza errabonda propria <strong>degli</strong> uomini privi <strong>di</strong> patria, benché, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

un qualunque esiliato, egli preferiva ritenere ciascuna terra la propria patria. <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> era, insomma, un citta<strong>di</strong>no del mondo a tal punto personificazione<br />

del perfetto cosmopolita da venir scelto da Paul Bourget come primo, iniziale<br />

modello per Michel Steno, il protagonista <strong>di</strong> un testo (Idylle triste) che sarebbe<br />

poi stato significativamente intitolato Cosmopolis (anche se, nella redazione definitiva<br />

del 1892, l’opera risulterà del tutto reinventata, la figura <strong>di</strong> Steno ispirata<br />

ad un nuovo amico dell’autore, Gégé Primoli). 57 Michel Mansuy, autorevole<br />

stu<strong>di</strong>oso bourgettiano, che ha analizzato la storia redazionale dell’opera lavorando<br />

sui suoi tre manoscritti preparatori, ha affermato – in relazione alla scelta<br />

operata dall’autore <strong>di</strong> ispirarsi all’amico scrittore milanese per delineare i tratti<br />

fisico-caratteriali del proprio eroe – che:<br />

On ne saurait trouver plus cosmopolite que cet homme de lettres qui écrivait tantôt<br />

en italien, tantôt en français. Ce choix prouve que Bourget a eu beau remiser provisoirement<br />

Cosmopolis ses préoccupations demeurent les mêmes. 58<br />

56<br />

G. AMOROSO, Saggio su <strong>Gualdo</strong>, in «Le parole e le idee», n. 3-4, luglio-<strong>di</strong>cembre<br />

1960, p. 137.<br />

57<br />

Cfr., infra, il paragrafo 7.5 Un autoritratto allo specchio: Paul Bourget.<br />

58<br />

M. MANSUY, Prélude et suite de Cosmopolis. Sur un manuscrit de Paul Bourget, Pa-<br />

ris, Les Belles Lettres, 1962, p. 46.<br />

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