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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

molti mesi prima della sua scomparsa. Questo dato, certamente importante, potrà<br />

forse servire anche a giustificare l’indelebile ricordo del pauvre <strong>Gualdo</strong>,<br />

morto a Parigi (lui assente, trovandosi all’epoca a Corfù con sua moglie) il 15<br />

maggio 1898 – dopo quattro anni <strong>di</strong> male straziante – che il romanziere francese<br />

continuò a serbare sempre con grande affetto nella propria memoria: scrivendo<br />

ad Arrigo Boito molto tempo dopo, nel gennaio 1908, egli <strong>di</strong>rà al suo<br />

corrispondente che la sua lettera, ricevuta pochi giorni prima, gli aveva fatto<br />

tornare in mente, quasi fosse un’apparizione fantastica, l’immagine del comune<br />

amico defunto ed i ricor<strong>di</strong> dei propri lunghi e frequenti soggiorni milanesi:<br />

Votre lettre, cher Boito, a fait rentrer dans ma chambre le fantôme du pauvre<br />

<strong>Gualdo</strong>. Et puis, je m’en suis allé en pensée vers Milan. J’ai revu le muse Pol<strong>di</strong>, la Brera,<br />

Trivulce et sa maison les grandes femmes dansantes de la casa Borromeo, la verdure<br />

du parc sous les fenêtres du paisible Cavour, Crespi e sa reine Cornaro, – et vous,<br />

mon cher Boito, et l’hôtel qui faisait la jolie de <strong>Gualdo</strong> et où il prétendait que Coppée<br />

devait descendre… 546<br />

Non era la prima volta, in quel periodo, che a Bourget fosse capitato <strong>di</strong> imbattersi<br />

nei fantasmi del passato: in effetti, proprio poco tempo prima, racconta<br />

all’interno della stessa lettera, egli era andato a far visita ad un François Coppée<br />

ormai in punto <strong>di</strong> morte e, nel cortile della casa <strong>di</strong> rue Ou<strong>di</strong>not (laddove, nel<br />

lontano 1872, si erano conosciuti) gli era parso <strong>di</strong> vedere un giovanissimo<br />

<strong>Gualdo</strong>. E così, come nel suo primo articolo de<strong>di</strong>cato all’autore della Physiologie<br />

de l’Amour moderne il milanese aveva rappresentato un Paul Bourget immaginandolo<br />

appena <strong>di</strong>ciottenne, quest’ultimo, a sua volta, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un’intera<br />

decade dalla morte dell’amico italiano, realizza in suo onore il breve ritrattino<br />

postumo <strong>di</strong> un venticinquenne conte italiano: “[…] ce <strong>Gualdo</strong> si naïvement<br />

frivole de vingt-cinq ans, avec des souliers pointus, des cols ouverts, des boutons<br />

de manchette et des plastrons compliqués”. 547 Il destinatario della lettera<br />

dovette forse consigliare a Bourget (noto tra gli amici italiani con il soprannome<br />

Tristizia) <strong>di</strong> non rivangare troppo i ricor<strong>di</strong> ed i fantasmi del passato, se il francese,<br />

in una successiva lettera, ringrazia Boito “de me conseiller de ne pas trop<br />

vivre avec les morts”. 548 Forse, però, l’anziano Paul non poteva più fare altri-<br />

546 La lettera, del 7 gennaio 1908. (P. NARDI, in Vita <strong>di</strong> Arrigo Boito, cit., p. 665).<br />

547 Ivi, p. 664.<br />

548 Ivi, p. 665.<br />

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