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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

l'espace. Certamente, però, va a <strong>Gualdo</strong> il merito <strong>di</strong> aver evidenziato in Italia, in<br />

anni <strong>di</strong> realismo imperante (mentre in Francia, come si è accennato, il naturalismo<br />

era già in piena crisi) una nuova <strong>di</strong>namica narrativa, per la prima volta usata<br />

da Zola in un suo romanzo, ovvero una <strong>di</strong>namica atta ad assorbire la narrazione<br />

all'interno della descrizione, proprio nel medesimo istante in cui il personaggio<br />

stesso appare, a sua volta, in perfetta osmosi con il paesaggio che lo circonda.<br />

Forse è proprio questa lungimiranza gual<strong>di</strong>ana alla base della gratitu<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> Zola che, presa visione della recensione pubblicata sulla «Rassegna Settimanale»,<br />

ha avuto modo <strong>di</strong> riscontrare nell’articolo dell’italiano giu<strong>di</strong>zi ed osservazioni<br />

veritiere osservazioni espresse: a <strong>di</strong>fferenza della gran parte <strong>degli</strong> altri<br />

lettori tardottocenteschi, infatti, <strong>Gualdo</strong> si era mostrato tra i pochissimi ad aver<br />

davvero pienamente compreso, e non solo ammirato, le pagine <strong>di</strong> Une page<br />

d’amour de<strong>di</strong>cate a Parigi e, sebbene anch'egli abbia evidenziato che talvolta<br />

tali descrizioni “peccano qua e là per qualche tocco non esattamente vero”, 233<br />

egli non fu mai annoverato da Zola come parte <strong>di</strong> quella schiera “des critiques,<br />

éplucheurs de détails” che<br />

[...] après avoir gratté l'œuvre dans tout les sens, ont découvert que j'ai commis<br />

l'impardonnable anachronisme de mettre à l'horizon de la grande ville les toitures du<br />

nouvel Opéra et la coupole de Saint-Augustin, des les premières années du Second<br />

Empire, époque à la quelle ces monuments n'étaient point bâtis. J'avoue la faute, je<br />

livre ma tête. [...] Je luttai d'abord pour l'amour des dates. Mais ces masses étaient trop<br />

tentantes, allumées sur le ciel, me facilitant le besogne en personnifiant de leurs hautes<br />

découpures tout au coin de Paris, vide d'autres é<strong>di</strong>fices; et j'ai succombé, et mon œuvre<br />

ne vaut certainement rien, si les lecteurs ne peuvent se résoudre à accepter cette erreur<br />

volontaire de quelques années dans les âges des deux monuments. 234<br />

<strong>Gualdo</strong> nota l'anacronismo, però non vi si sofferma; sa che è voluto e soprattutto<br />

che non è quello l'aspetto su cui andrà puntata l'attenzione del lettore.<br />

A tal proposito, un recente stu<strong>di</strong>o dell'americano Michael Wetherill ha <strong>di</strong>mostrato<br />

come, a <strong>di</strong>fferenza delle “sviste” involontarie <strong>di</strong> Flaubert nell'Éducation<br />

sentimentale, gli svarioni zoliani rappresentano scelte pienamente consapevoli.<br />

Difatti, che le vicende dell'opera siano ambientate nel 1853-54 è un dato che<br />

non impe<strong>di</strong>sce all'autore <strong>di</strong> inserire, all'interno delle <strong>di</strong>gressioni in cui viene delineato<br />

lo skyline parigino, la cupola <strong>di</strong> St. Augustin (la cui costruzione risale<br />

233 L. GUALDO, Émile Zola – Une page d'amour, cit., p. 396.<br />

234 É. ZOLA, Lettre aux é<strong>di</strong>teurs, cit., p. IV.<br />

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