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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

delle Alpi: <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Felice Cameroni. Forse amici, certamente conoscenti,<br />

questi due ambasciatori ufficiosi 323 della cultura francese nella nostra penisola<br />

sono entrambi lettori aggiornatissimi e forti sostenitori, già a partire dalla metà<br />

<strong>degli</strong> anni '70, <strong>di</strong> Émile Zola e del suo lavoro, apprezzato col medesimo entusiasmo,<br />

eppure su basi e per ragioni <strong>di</strong>ametralmente opposte. Da un lato, infatti,<br />

Cameroni rappresenta il più noto, oltre che il più prolifero, critico del naturalismo<br />

(un vero “monomaniaco del realismo”, come lui stesso ebbe a definirsi),<br />

mentre, dall'altro lato, <strong>Gualdo</strong> <strong>di</strong>mostra <strong>di</strong> essere – come si è detto nel paragrafo<br />

precedente – non un seguace zoliano tout court, bensì un profondo ammiratore<br />

dei più “anomali”, in quanto <strong>di</strong> impronta idealista, romanzi del ciclo dei Rougon-Macquart.<br />

È indubbio che Cameroni – come sottolinea Silvia Disegni 324 –<br />

sia il meglio conosciuto tra i critici (anche se questi, così come <strong>Gualdo</strong>, sosteneva<br />

<strong>di</strong> non ritenersi tale) 325 che hanno contribuito alla <strong>di</strong>vulgazione in Italia<br />

dell'ideologia e dei testi elaborati dagli autori della – impropriamente detta –<br />

scuola <strong>di</strong> Médan, sia per la mole dei suoi interventi, sia per la tiratura del tipo <strong>di</strong><br />

riviste su cui ha scritto (principalmente quoti<strong>di</strong>ani), sia, infine, per i numerosi<br />

stu<strong>di</strong> a lui offerti che ne hanno alimentato la fortuna postuma. Tuttavia i comptes<br />

rendus gual<strong>di</strong>ani, <strong>di</strong> numero certamente inferiore rispetto a quelli cameroniani,<br />

giocano un ruolo altrettanto decisivo nella me<strong>di</strong>azione culturale tra i due<br />

paesi, delineandone anzi una tappa necessaria – soprattutto in virtù del loro carattere<br />

premonitore – per la <strong>di</strong>ffusione e lo sviluppo delle future correnti letterarie<br />

nel nostro paese. Se infatti Cameroni, zoliste à jet continu, 326 con il suo ra<strong>di</strong>-<br />

323<br />

Adatto qui, riferendola ad entrambi i critici, un'espressione utilizzata da Anne-Christine<br />

Faitrop a proposito <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> e della sua nomina a cavaliere della légion d'honneur per i suoi<br />

meriti <strong>di</strong> me<strong>di</strong>atore tra cultura francese ed italiana (v. Notes bibliographiques, in «Revue des<br />

études italiennes», t. XXIX, n. 4, octobre-décembre 1983, p. 253).<br />

324<br />

S. DISEGNI, La <strong>di</strong>ffusion de l'œuvre de Zola en Italie: un exemple de mé<strong>di</strong>ateur culturel,<br />

Carlo del Balzo, in «Les Cahiers naturalistes», 79, 2005, p. 109.<br />

325<br />

Afferma, infatti, Cameroni in una Rassegna bibliografica apparsa su «Il Sole» del 22<br />

febbraio 1874: “Non ho alcuna pretesa alla versalità, né mi professo critico, ma semplice cronista<br />

bibliografico”.<br />

326<br />

Lettera <strong>di</strong> Cameroni a Zola del 15 ottobre 1884 (R. TERNOIS, Zola, Pica et Cameroni,<br />

in «<strong>Stu<strong>di</strong></strong> Francesi», 12, settembre-<strong>di</strong>cembre 1960, p. 476) in cui si legge: “Pendant <strong>di</strong>x années<br />

j'ai été presque seul à faire de la propagande naturaliste avec une espèce d'acharnement, «à jet<br />

continu», comme vous avez <strong>di</strong>t à M. De Amicis” (cfr. anche E. DE AMICIS, Ritratti letterari,<br />

Milano, Treves, 1881, p. 78).<br />

378

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