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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

mente la capacità <strong>di</strong> aver saputo vivificare per l’eternità le creature della sua<br />

mente ricorrendo alla sua chiara tela con le sue più nuove e felici metafore, talvolta<br />

solo gettando “un unico sprazzo <strong>di</strong> luce che illuminasse tutta l’ombra <strong>di</strong><br />

un vastissimo quadro!”. 66 Ma, per quanto questi avesse compreso ed analizzato<br />

il Bello in tutti i tempi, la sua pre<strong>di</strong>lezione era a lungo rimasta parnassianamente<br />

rivolta all’antichità, essendosi de<strong>di</strong>cato soprattutto allo stu<strong>di</strong>o dell’arte greca.<br />

Come nei suoi lavori critici, anche in tutte le altre sue prose – dalle Nouvelles<br />

ai romanzi, <strong>di</strong> cui il più applau<strong>di</strong>to era stato Le Capitain Fracassé – il Maestro<br />

aveva fatto mostra <strong>di</strong> uno stile perfetto, possente, armonioso, “da far credere<br />

ch’egli non possa quasi esser superato come prosatore”, interessando costantemente<br />

il lettore e restando comunque limpido persino quando la pro<strong>di</strong>giosa<br />

forza della fantasia prendeva il sopravvento (Morte amoureuse, Toison d’or,<br />

Fortunio) o le fila del racconto <strong>di</strong>venivano intricatissime (Nuit de Cléopatre,<br />

Roi Candaule). Gautier era, infatti, solito <strong>di</strong>re – si legge nella cronaca gual<strong>di</strong>ana<br />

– che nessun ostacolo può spaventare l’artista, dal momento che lo scrittore<br />

“non deve mai essere colto all’improvviso da qualunque idea che gli passi per<br />

la mente, senza subito trovare le parole esattamente corrispondenti”. 67 Secondo<br />

ciò che riba<strong>di</strong>rà nel già citato articolo de<strong>di</strong>cato a Ju<strong>di</strong>th Gautier, sia quest’ultima<br />

che suo padre erano pigrissimi come gli orientali, ma proprio come gli orientali<br />

lavoravano al tempo stesso indefessamente: forse perché ad entrambi, enfatizza<br />

<strong>Gualdo</strong>, quando vennero al mondo era stato detto «tu scriverai!». 68 E nessuno<br />

dei due aveva rinnegato il proprio destino:<br />

La penna era nella sua mano uno strumento che non poteva fallire. Nato scrittore,<br />

aveva fecondato il suo ingegno mirabile con profon<strong>di</strong> stu<strong>di</strong> filologici; vedeva nel verbo<br />

un’arma <strong>di</strong>vina; le idee da lui evocate si rivestivano quasi per incanto del vocabolo esatto<br />

e facevansi vive. La giustizia d’ogni sua espressione è tale che produce, in chi sa<br />

leggere, un <strong>di</strong>letto in<strong>di</strong>pendente dal tema e talvolta quasi troppo intenso. 69<br />

Non solo nelle liriche, bensì anche nei testi in prosa la capacità <strong>di</strong> Gautier<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere nello scrivere aveva raggiunto livelli altissimi: “ogni sua descrizione<br />

è un quadro” – afferma <strong>Gualdo</strong> analizzandone lo stile in relazione al corpus<br />

dei testi narrativi – “e si capisce come abbia creduto sulle prima <strong>di</strong> dover<br />

66 Ibidem.<br />

67 Ibidem.<br />

68 L. GUALDO, Ritratti e figure. Ju<strong>di</strong>th Gautier, cit.<br />

69 ID., Teofilo Gautier, cit.<br />

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