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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

al 1890, senza recare altra in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> giorno e mese. Nonostante il romanzo<br />

fosse stato pubblicato da Treves sul finire dell’anno precedente, quest’ultima<br />

missiva, inviata da Parigi, non contiene alcun riferimento all’opera e tratta piuttosto<br />

<strong>degli</strong> incalzanti problemi <strong>di</strong> salute che cominciavano a colpire <strong>Gualdo</strong> e<br />

che <strong>di</strong> lì a breve lo avrebbero condotto prima alla paralisi, poi alla morte. In<br />

compenso, esiste una testimonianza in<strong>di</strong>retta fornita dallo stesso Verga che,<br />

scrivendo a proposito del Mastro-don Gesualdo al già citato Felice Cameroni,<br />

ed in risposta a certi puristi della forma che tanto avevano criticato il suo ultimo<br />

lavoro, afferma: “Quanto poco ci vorrebbe a contentare i Ciolla, come li<br />

chiama <strong>Gualdo</strong>, della critica e del pubblico! E sono tanti! E il solito merito che<br />

voglio avere perché so quel che m’è costato, è <strong>di</strong> tapparmi le orecchie, e tirare<br />

innanzi per la mia via”. 110 Tuttavia non risulta chiaro, neppure dal resto della<br />

lettera, se l’espressione gual<strong>di</strong>ana, <strong>di</strong> derivazione <strong>di</strong>alettale, fosse stata usata in<br />

relazione alle vicende <strong>di</strong> quel romanzo. Verosimilmente, nell’ultimo periodo<br />

della sua vita, <strong>Gualdo</strong> ebbe forse modo <strong>di</strong> apprezzare il D. Candeloro, siccome<br />

da una lettera che il dottor Barbavara scrisse in vece <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> a Verga, per ringraziarlo<br />

dell’invio del volume, 111 si evince che il malato “lo leggerà appena<br />

glie lo permetteranno quei manigol<strong>di</strong> <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci” dato che, per il momento, “egli<br />

è costretto a credere sulla parola a quanto gli scrivono del […] libro gli amici<br />

che l’han letto e soprattutto al Boito che glie ne scrive con molta e preziosa<br />

ammirazione”. 112<br />

Con il manifestarsi dei primi sintomi della malattia, <strong>Gualdo</strong> si trasferirà in<br />

maniera quasi stabile in Francia e dunque non dovette aver più modo <strong>di</strong> vedere<br />

spesso Verga, pendolare in quegli anni tra Roma e la Sicilia. L’assenza <strong>di</strong> lettere<br />

successive al 1890 nel Fondo catanese, non deve comunque far ritenere che i<br />

rapporti tra i due fossero cessati, perché Verga continuò a serbare, anche nel periodo<br />

successivo alla morte dell’amico, un vivo ricordo <strong>di</strong> lui e dei loro anni migliori.<br />

Efficace più <strong>di</strong> ogni altra è una testimonianza, piuttosto tarda, <strong>di</strong> De Roberto<br />

che, narrando le ultime ore <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Giovanni Verga, ricorda come nella<br />

mente all’appello a far figurare queste lettere tra quelle <strong>degli</strong> epistolari più significativi <strong>di</strong> Verga,<br />

si legge che l’ultimo documento allora conosciuto era un telegramma del gennaio 1884.<br />

110<br />

E. GHIDETTI, Verga. Guida storico-critica, Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1979, pp. 99-100.<br />

Lettera del 4 gennaio 1890.<br />

111<br />

Non c’è traccia <strong>di</strong> questo testo tra i libri superstiti della biblioteca <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, conservati<br />

attualmente all’Ambrosiana <strong>di</strong> Milano. È invece ancora custo<strong>di</strong>ta in Casa Verga una copia<br />

con de<strong>di</strong>ca autografa del volume <strong>di</strong> L. GUALDO, Une ressemblance, Paris, Lemerre, 1874.<br />

112<br />

Lettera datata “Parigi 1 gennaio 1894” (G. RAYA, Ine<strong>di</strong>ti verghiani, cit., p. 145).<br />

137

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