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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

in fieri – e sviluppo del romanzo moderno, <strong>Gualdo</strong> fa seguire un breve cenno<br />

sulla curiosa, “misteriosa” ed efficientissima collaborazione tra i due fratelli, un<br />

sodalizio che “aveva fruttato più d’un capolavoro, prima che il rumore della celebrità<br />

venisse a portar loro quella ricompensa, la quale è anche per molti uno<br />

sprone al lavoro”. 139 Ancor ripercorrendo la carriera artistica goncourtiana, il<br />

critico italiano si sofferma poi sull’infaticabile ed inarrestabile lavoro <strong>di</strong> Edmond<br />

e Jules che, per quanto avessero dovuto accontentarsi per non breve periodo<br />

dell’esclusivo plauso dei sommi, non avevano mai cessato, tra l’in<strong>di</strong>fferenza<br />

e l’ostilità generali, <strong>di</strong> svolgere il loro compito <strong>di</strong> artisti coscienziosi che<br />

“senza transigere mai, lavorarono lentamente, ma senza posa, noncuranti persino<br />

del silenzio <strong>di</strong> mala fede che si faceva intorno ai loro nomi già illustri”. 140<br />

Pur riconoscendo il valore dei Goncourt in qualità <strong>di</strong> maestri nel romanzo e<br />

nello stu<strong>di</strong>o storico, <strong>Gualdo</strong> però non esita ad ammettere quanto si fosse <strong>di</strong>mostrata<br />

fallimentare la loro ambizione <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi al teatro, un desiderio che –<br />

sospinto da un ingegno “sedotto dalla forma drammatica pura, spoglia <strong>di</strong> qualunque<br />

convenzionalità <strong>di</strong> «mestiere»” 141 – aveva dato vita ad una serie <strong>di</strong><br />

drammi impossibili da rappresentare scenicamente e pertanto destinati in maniera<br />

esclusiva alla pubblicazione in quanto ben più adatti alla sola lettura. Tuttavia,<br />

fatta eccezione per la defaillance della tentata esperienza teatrale, la carriera<br />

goncourtiana – puntualizza il giornalista – risultava in piena e continua ascesa,<br />

cosicché, alla fine, gli stu<strong>di</strong> ed i romanzi dei due autori <strong>di</strong> Auteuil erano<br />

riusciti davvero ad imporsi. Eppure, un ennesimo ostacolo era sorto loro innanzi<br />

e, con l’affermarsi <strong>di</strong> un nuovo “fenomeno” letterario, erano stati ancora una<br />

volta esclusi dal cerchio <strong>di</strong> luce dei riflettori. Infatti, avverte quasi bruscamente<br />

<strong>Gualdo</strong> nel proseguire la storia della fortuna dei Goncourt, tutto d’un tratto “poi<br />

venne Zola”, il militante scrittore che “fu tra i romanzieri della nuova scuola il<br />

primo rumorosamente vincitore”, colui che, con violenta fecon<strong>di</strong>tà e con forza<br />

rara “costrinse i critici a combatterlo e a munirlo <strong>di</strong> armi, il pubblico ad ascoltarlo,<br />

i lettori a leggerlo ammirando, o con o<strong>di</strong>o” 142 e che, non <strong>di</strong> rado, soprattutto<br />

al principio, riuscì a raccogliere numerosi successi non solo sulla base <strong>di</strong><br />

un apprezzamento reale del suo merito, quanto, piuttosto, grazie alla malsana<br />

curiosità da lui subito eccitata nella folla:<br />

139 Ibidem.<br />

140 Ibidem.<br />

141 Ibidem.<br />

142 Ibidem.<br />

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