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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

liano leggermente veneto – e non del tutto a torto – ma che forza e che eleganza <strong>di</strong><br />

forma! 235<br />

Altra importante considerazione gual<strong>di</strong>ana è l’esame dell’attenzione posta<br />

dall’autore nelle descrizioni, specie paesaggistiche, e nelle rappresentazioni <strong>di</strong><br />

ambiente, aspetto, questo, che rappresenta un punto d’analisi costante in tutte le<br />

recensioni del critico milanese: anche in questo caso egli ritrova una sintonia tra<br />

il proprio modo <strong>di</strong> vedere e scrivere, sempre alla ricerca <strong>di</strong> un in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> poesia<br />

latente, e quello realizzato da Fogazzaro, che dal principio al termine – ma soprattutto<br />

nella sezione conclusiva – del Daniele Cortis riesce a rendere il suo<br />

romanzo “un poema”. 236 La grandezza dello scrittore, afferma il pubblicista,<br />

consiste soprattutto nell’esser riuscito a realizzare senza ricerca d’effetto scene<br />

<strong>di</strong> una bellezza meravigliosa senza mai ricorrere a “istrumentazioni”. 237 Per<br />

questo motivo le sue descrizioni godono simultaneamente <strong>di</strong> sobrietà ed efficacia;<br />

esse sono essenziali, concise, ma permettono, attraverso le poche e rapide<br />

pennellate utilizzate, <strong>di</strong> immaginare tanto gli incantevoli scenari della Valsolda<br />

quanto i raffinati interni delle <strong>di</strong>more signorili in cui la vicenda è ambientata:<br />

Con poche righe, Fogazzaro fa rivivere il lettore in quel paesaggio incantevole <strong>di</strong><br />

Passo <strong>di</strong> Rovese, nell’ombrosa frescura <strong>di</strong> Villa Cortis, nelle sale <strong>di</strong> Villascura, d’onde,<br />

dalle finestre aperte, attraverso le rose cadenti, si scorgono il verde vicino ed il bruno<br />

lontano dei monti severi – ed il paesaggio vive coi personaggi, ed esso pure la passione<br />

riempie! 238<br />

Analogamente le scene che si svolgono a Roma, dove Daniele svolge la sua<br />

attività <strong>di</strong> parlamentare, colpiscono particolarmente il critico <strong>Gualdo</strong>, che insiste<br />

su come – ancora una volta “con poche righe qua e là” 239 – Fogazzaro sia<br />

riuscito a delineare un’immagine, un’impressione efficace ed esaustiva della<br />

grande città, “a mostrare quel cielo più largo <strong>di</strong> ogni altro, caldo e calmo”, quel-<br />

235 L. GUALDO, “Daniele Cortis”…, cit.. Tuttavia, proprio nel <strong>di</strong>vario che intercorre tra<br />

la voce del narratore e quella dei personaggi più popolari consiste, secondo Coletti, il maggiore<br />

<strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> Fogazzaro, nel non essere cioè riuscito ad evitare “la polarizzazione <strong>degli</strong> estremi” e<br />

nell’aver troppo <strong>di</strong>varicato il suo linguaggio “tra i riporti della scrittura tra<strong>di</strong>zionale e le macchie<br />

vernacolari” (V. COLETTI, Storia dell’italiano letterario, Torino, Einau<strong>di</strong>, 1993, p. 294).<br />

236 L. GUALDO, “Daniele Cortis”…, cit.<br />

237 Ibidem.<br />

238 Ibidem.<br />

239 Ibidem.<br />

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