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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

con cui tramandava a Boito la sua penna, <strong>Gualdo</strong> lasciò, morendo a Parigi il 15<br />

maggio 1898, soltanto una novella incompiuta (pare che avesse <strong>di</strong>strutto altri<br />

tentativi compiuti negli ultimi anni), 191 <strong>di</strong> cui si è persa ogni traccia. Ben altra<br />

mole <strong>di</strong> lavori, tra ine<strong>di</strong>ti e incompiuti, sarà quella affidata vent’anni più tar<strong>di</strong><br />

da Boito al suo erede, il senatore <strong>Luigi</strong> Albertini, marito <strong>di</strong> Piera, secondogenita<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Giacosa. Nella generica designazione <strong>di</strong> opere ine<strong>di</strong>te, sostiene Piero<br />

Nar<strong>di</strong>, rientrava anche il Nerone, che non figurava altrimenti menzionato nel<br />

testamento, né <strong>di</strong>rettamente né in<strong>di</strong>rettamente. 192 Il libretto del Nerone, unica<br />

altra opera oltre al Mefistofele che l’autore decise <strong>di</strong> musicare personalmente,<br />

era il frutto <strong>di</strong> un gigantesco lavoro costruito su migliaia e migliaia <strong>di</strong> appunti,<br />

taccuini, minuziose ricerche che accompagnarono una lentissima gestazione che<br />

accompagnò larga parte dell’esistenza <strong>di</strong> Boito attraverso infinite ricerche, pazienti<br />

limature, desiderio <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> una musica nuova. Già nel 1884 <strong>Gualdo</strong><br />

scriveva da Milano a Coppée per informarlo che “Boito continue à travailler<br />

énormement à ne pas finir son Nerone”, 193 quel Nerone <strong>di</strong> cui aveva parlato per<br />

la prima volta a suo fratello Camillo a soli vent’anni. Nel corso del tempo era<br />

sorto quasi un mito intorno a quest’eterna tela <strong>di</strong> Penelope; nessuno riteneva<br />

possibile poter vedere un giorno scritta al suo termine la parola fine tanto che<br />

Gégé Primoli annotò nel suo Journal intime in data 28 maggio 1889:<br />

Invité a dîner Matilde Serao, Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> et<br />

Fer<strong>di</strong>nando Martini. Les se fondent bien entr’eux et l’on pourrait organiser des dîner<br />

sur cette base. L’auteur de Mefistofele travaille depuis vingt ans à son Nerone qu’il ne<br />

se decise pas d’achever: aussi, sur le menu parmi les vins j’avais écrit:<br />

Nerone del 1900. 194<br />

In effetti, la previsione del conte Primoli era andata quasi a segno poiché il<br />

libretto della trage<strong>di</strong>a sarà pubblicato non proprio nel 1900, bensì nel 1901;<br />

190 –, Il testamento <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in «Corriere della sera», 18-19 maggio 1898.<br />

191 Fondo <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, Z 80 suss, b.3(26), del 27 nov. 95: “Ho fatto una novella che però<br />

non è riuscita e che finora sta riposando prima <strong>di</strong> esser buttata via – e ho anche cominciato<br />

una cosa più lunga, che andrà molto adagio”. Tre anni più tar<strong>di</strong>, dal suo testamento, si evincerà<br />

che: “Le carte <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> rimasero in Italia; qui [a Parigi] lasciò solo una novella incompleta”.<br />

192 P. NARDI, Vita <strong>di</strong> Arrigo Boito, cit., p. 720.<br />

193 P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 237. Lettera XIV a Coppée.<br />

194 J. N. PRIMOLI, Pages iné<strong>di</strong>tes, raccueilles, présentées et annotées par Marcello Spa-<br />

ziani, Roma, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Storia e Letteratura, 1959, p. 22.<br />

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