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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

ressante già in sé per sé, si carica <strong>di</strong> un valore ancora più intenso se valutata in<br />

rapporto alla posizione che essa ricopre nell'economia del saggio, collocandosi<br />

imme<strong>di</strong>atamente a ridosso dell’analisi della vittoria <strong>degli</strong> istinti naturali della<br />

protagonista a <strong>di</strong>scapito <strong>degli</strong> insegnamenti ricevuti e dell'educazione inculcatale.<br />

Parrebbe quasi che il critico milanese, accanto a quella <strong>di</strong> Angélique, abbia<br />

voluto enfatizzare la libertà espressiva finalmente riconquistata da Zola, un autore<br />

che, smesse – o almeno ri<strong>di</strong>mensionate – le vesti dello scienziato naturalista,<br />

sembra aver concesso alla propria indole poetica <strong>di</strong> esprimersi senza remore<br />

in questo Rêve, dove “con lo stesso suo metodo <strong>di</strong> tutti gli altri suoi libri […]<br />

n’è pure risultato uno stile un poco <strong>di</strong>verso, più alto e lavorato, per l'argomento<br />

stesso, per la materia in cui scolpisce”. 293<br />

Doppio elogio dunque: forma e contenuto, strettamente interconnessi, sono<br />

entrambi elementi su cui si sofferma l’attenzione ed il giu<strong>di</strong>zio positivo <strong>di</strong><br />

<strong>Gualdo</strong>, il quale, così scrivendo, ci fornisce nuovi in<strong>di</strong>zi per meglio comprendere<br />

la scelta da lui operata <strong>di</strong> recensire alcuni testi <strong>di</strong> Zola piuttosto che altri. Nel<br />

commentare la sezione conclusiva del Rêve, ad esempio, il critico afferma:<br />

Gli ultimi tre capitoli raggiungono, in questo libro eccezionale, una tale intensità<br />

<strong>di</strong> commozione e si spingono ad un volo irresistibile nelle più eccelse regioni dello spirito<br />

e dell’amore, che non sappiamo quali altre pagine vi si potrebbero pareggiare. 294<br />

Non si tratta, quin<strong>di</strong>, solo <strong>di</strong> motivazioni legate alla materia dei due romanzi,<br />

Une page d’amour e Le Rêve, che si configurano certamente come i meno<br />

realisti (o come si è detto, se si preferisce, i più idealisti) della serie dei Rougon-Macquart,<br />

ma <strong>di</strong> una preferenza dettata anche dalla tecnica e dallo stile per<br />

cui lo scrittore francese ha optato e con i quali si è reso narrativamente e linguisticamente<br />

più raffinato, più poetico. Per <strong>di</strong>rla con <strong>Gualdo</strong>, se “già in quell’orgia<br />

<strong>di</strong> prosa lirica ch’è la descrizione del Pardou ne la Faute de l’Abbé Mouret,<br />

Zola aveva rivelato quale anima <strong>di</strong> poeta si accoppii in lui alla mente dello<br />

scrupoloso scienziato dell’osservazione”, 295 se egli era, inoltre, riuscito ad ottenere<br />

una altrettanto potente altezza espressiva “pure in vari commoventi e finis-<br />

293 Ibidem.<br />

294 Ibidem.<br />

295 ID., L'ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola. Le Rêve (I), cit.<br />

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