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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

rarie più accurate, belle e lungimiranti – in memoria <strong>di</strong> Théophile Gautier apparso<br />

a pochi giorni dalla sua scomparsa. 55<br />

Il primo rimpianto espresso dal cronista italiano, accanto a quello per la<br />

per<strong>di</strong>ta dell’amico e dell’illustre scrittore <strong>di</strong> splen<strong>di</strong>da fama, consiste nel fatto<br />

che – specialmente al <strong>di</strong> qua delle Alpi – “il suo genio non è stato perfettamente<br />

conosciuto dal pubblico”. Difatti, solo coloro che hanno coltivato l’arte e la poesia<br />

sono stati in grado, a sua detta, <strong>di</strong> provare un’intensa emozione al solo sentir<br />

pronunciato il magico suono del suo nome e, così, <strong>di</strong> ricordare e vivere “in<strong>di</strong>menticabili<br />

gioie dello spirito”. Il lungo pezzo giornalistico, in cui sono accuratamente<br />

esposti tutti gli aspetti dell’uomo (dalle sue esuberanti sembianze fisiche<br />

alle frasi celebri, dai curiosi atteggiamenti alla sua indole <strong>di</strong> gran causeur)<br />

e dell’artista (attraverso un’analisi, anche stilistica, della sua opera omnia in<br />

qualità <strong>di</strong> rimatore, narratore e critico) è però tutto incentrato sull’esposizione <strong>di</strong><br />

quella ideologia che sempre aveva sorretto ogni singola parola – detta o scritta<br />

– del celebre scrittore scomparso, ovvero quella dottrina dell’art pour l’art, che,<br />

ancora profondamente intrisa <strong>di</strong> riecheggiamenti romantici (<strong>di</strong> cui Gautier si era<br />

a lungo nutrito), eppure fondamentale in tutta la successiva fase parnassiana,<br />

avrebbe poi fatto il suo ingresso anche in Italia attraverso la ricezione e la <strong>di</strong>ffusione<br />

messa in atto da quegli autori che, avendo aderito al movimento scapigliato,<br />

avevano infine fatto ricorso ad essa per esprimere la propria insofferenza<br />

verso la stagnante poesia del belpaese. Costoro guardavano alla Francia come<br />

centro del rinnovamento culturale perché avevano visto, nel modello d’Oltralpe,<br />

fermenti “esportabili” attraverso cui contribuire a far volgere al termine la stagione<br />

del Romanticismo nostrano. Ed è proprio a costoro che <strong>Gualdo</strong> si rivolge<br />

– non a caso la rivista su cui scrive è la milanese e “scapigliata” Perseveranza –<br />

osannando “quell’idolatria quasi pagana della forma” trasudante da ogni parola,<br />

nei suoi racconti, nei suoi romanzi, nelle sue poesie, nelle sue cronache d’arte,<br />

“in ogni verso che colò dalla penna <strong>di</strong> Gautier”, <strong>di</strong> quel Maestro che:<br />

Animato esclusivamente dall’amore del bello, […] si prefisse lo scopo <strong>di</strong> descriverlo,<br />

<strong>di</strong> cantarlo sotto tutti i suoi aspetti; e i suoi scritti, così <strong>di</strong>versi d’argomento, sono<br />

tutti insieme collegati dall’idea fissa <strong>di</strong> quel culto supremo. […] essa appare nelle sue<br />

poesie, cantata con quella perfezione d’armonia, con quei raffinamenti <strong>di</strong> sonorità che<br />

il soggetto richiede; essa si scorge nella sua vita intera. 56<br />

55 ID., Teofilo Gautier, in «La Perseveranza», 8 novembre 1872.<br />

56 Ibidem.<br />

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