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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

stosa cena e conclusasi con una fallimentare visita <strong>di</strong>gestiva all’Esposizione (inaugurata<br />

il precedente marzo). Durante il pasto consumato al Rebecchino –<br />

nota osteria del centro – ed offerto da <strong>Gualdo</strong>, agli ospiti viene data la possibilità<br />

<strong>di</strong> scegliere il vino; de Roberto (che aveva conosciuto i Bourget l’estate precedente<br />

in Sicilia) 188 con prontezza registra l’indelicatezza <strong>degli</strong> ospiti che “Discretamente<br />

scelsero lo champagne a tutto pasto”. 189 Dopo cena, a Brera, M.me<br />

Minnie manifesta il desiderio <strong>di</strong> voler salire sulle montagne russe; il risultato,<br />

com’è facile intuire, sarà un imme<strong>di</strong>ato malore e l’istantaneo rientro dei coniugi<br />

in albergo: “Troppa psicologia, esclamava <strong>Gualdo</strong>, ed aveva ragione”, annota<br />

de Roberto nel suo messaggio, sempre meno ammaliato dal fascino un tempo<br />

attribuito al romanziere d’oltralpe e, anzi, ognora più convinto della sua cattiva<br />

fama (originata da alcune considerazioni verghiane) <strong>di</strong> portasfortuna. 190<br />

Al <strong>di</strong> là delle frequentazioni e delle simpatie personali, è indubbio che <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> dovesse apprezzare altamente la produzione dell’amico italiano: il riscontro<br />

entusiasta riportato dallo stesso de Roberto in relazione al primo romanzo<br />

del cosiddetto ciclo <strong>degli</strong> Uzeda non rappresenta il solo commento positivo<br />

del critico lombardo a proposito dei testi del collega. Pur non possedendo<br />

recensioni o stu<strong>di</strong> specifici sulle opere derobertiane, sappiamo dalle parole dello<br />

stesso <strong>Gualdo</strong> come questi fosse impaziente <strong>di</strong> leggere I Viceré e, ancor <strong>di</strong> più,<br />

quanto attendesse il ritorno dell’autore in città una volta terminata la stesura <strong>di</strong><br />

quello che sarebbe poi <strong>di</strong>venuto il più noto dei lavori del narratore siciliano:<br />

Spero che I Viceré saranno presto terminati, e che vi si potrà vedere in galleria,<br />

dove tante donne passeggiano invano, cercandovi. M’interrogano con lo sguardo per<br />

sapere <strong>di</strong> Voi. 191<br />

188<br />

Si vedano, a tal proposito, i volumi <strong>di</strong> J. – P. DE NOLA, <strong>Federico</strong> de Roberto et la<br />

France, Paris, Di<strong>di</strong>er, 1975 e ID., Paul Bourget à Palerme, Paris, Nizet, 1979.<br />

189<br />

Lettera del 15 settembre 1891, in A. NAVARRIA, Lettere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> de Roberto<br />

a Fer<strong>di</strong>nando <strong>di</strong> Giorgi, cit., p. 79.<br />

190<br />

Ivi, p. 80. L’iniziativa <strong>di</strong> rivolgersi a Paul Bourget etichettandolo l’innominabile era<br />

partita da Verga, ma de Roberto – altrettanto superstizioso – aveva subito appreso la lezione del<br />

maestro e cominciato anch’egli ad appellare apotropaicamente in tal modo, nelle sue lettere, il<br />

romanziere francese.<br />

191<br />

Lettera <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> a <strong>Federico</strong> de Roberto erroneamente datata dal curatore “11-X-<br />

‘94”, giacché a quest’epoca il milanese era ormai immobile (a causa della sopraggiunta paralisi<br />

alle gambe) a Parigi da quasi <strong>di</strong>eci mesi. Il testo del documento è parzialmente pubblicato in A.<br />

DI GRADO, La vita, le carte, i turbamenti <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> de Roberto, gentiluomo, cit., p. 199.<br />

Sulla nomea <strong>di</strong> “Don Giovanni” assegnata a de Roberto, <strong>Gualdo</strong> tornerà a scherzare in una lette-<br />

156

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