20.05.2013 Views

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

(fra i quali cita l'Amour impossibile e lo stu<strong>di</strong>o curiosissimo sopra Le Dandysme<br />

et Brummell) fino alle prove <strong>di</strong> maggior lena, più lette ed ammirate (L’Ensorcelée,<br />

Une Vieille Maitresse, Le Prêtre marié e le Chevalier des Touches, “nei<br />

quali fa rivivere davanti al lettore la storia terribile della guerra dei Chouans, <strong>di</strong><br />

cui aveva conosciuto gli uomini e u<strong>di</strong>to da suo padre, che vi aveva preso parte,<br />

le gesta epiche”), opere, queste, che gli avevano poi fatto avere, verso la fine<br />

<strong>degli</strong> anni ’70, “una gran voga tar<strong>di</strong>va” scoppiata quasi improvvisamente, quando<br />

quasi non se lo aspettava più:<br />

Fu una moda; ma che non doveva passare; tutti i giornali parlarono simultaneamente<br />

<strong>di</strong> lui, particolareggiando non solo le sue eccentricità, ma assegnandogli finalmente<br />

in letteratura l'alto posto che gli compete, analizzando tutti i suoi libri, dagli ultimi risalendo<br />

ai primi. Intanto non cessava dal produrre. Aggiunse molto alla sua fama il volume<br />

<strong>di</strong> stupende novelle intitolate Les Diaboliques, che ebbe anche la fortuna d'essere<br />

proibito per qualche tempo, in seguito ad un processo per immoralità – accusa veramente<br />

comica e <strong>di</strong> cattiva fede verso un'opera <strong>di</strong> valore, mentre si stampano ogni giorno<br />

tante porcherie, nel vero senso della parola, permesse purché sino mal scritte. 94<br />

L’accenno polemico, non sviluppato ma presenza costante nelle recensioni<br />

gual<strong>di</strong>ane contro l’ottusità della critica, è premesso ad una conclusione che fa<br />

rimpiangere l’assenza <strong>di</strong> un eventuale sviluppo del tema da parte <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, il<br />

quale, dopo aver affermato che “i suoi romanzi resteranno, dai primi già tanto<br />

in<strong>di</strong>viduali, fino a quell’ultimo, Ce qui ne meurt pas che fece tanto rumore pochi<br />

anni orsono”, 95 sostiene con fare perentorio a proposito <strong>di</strong> Barbey che:<br />

[…] come autore, più ancora che come uomo, bisogna accettarlo qual è, per quello<br />

che è, con le sue possenti qualità, e coi suoi grossi <strong>di</strong>fetti. 96<br />

Certamente l’italiano doveva amare molto lo “stile da spadaccino” e la<br />

“magia <strong>di</strong> lingua” del Cavaliere, qualità che fin dagli esor<strong>di</strong> gli erano valsi una<br />

duplice reazione da parte del pubblico, che dalla sua furia era solito restare affascinato<br />

oppure terribilmente irritato. Soprattutto all’epoca in cui aveva iniziato<br />

a farsi valere nelle vesti <strong>di</strong> critico violentissimo, ingiusto ed implacabile, in<br />

molti erano insorti contro <strong>di</strong> lui, ma tutti – sostiene <strong>Gualdo</strong> – erano rimasti am-<br />

94 L. GUALDO, Barbey d’Aurevilly, cit., p. 2.<br />

95 Ibidem.<br />

96 Ibidem.<br />

321

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!