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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

zato, in effetti, <strong>Gualdo</strong> affronta “il complesso rapporto tra realtà ed immaginazione,<br />

la nuova, intuita possibilità <strong>di</strong> rispondenza e restituzione della realtà stessa<br />

attraverso i dati dell’analisi e della riconversione psicologica […], la riconquista<br />

<strong>di</strong> un <strong>di</strong>verso, più moderno senso poetico che può sprigionarsi […] dalle<br />

cose, visitate dal dramma della nostra umana vicenda”. 445 Siamo negli anni in<br />

cui in Italia, anche attraverso l’esperienza gual<strong>di</strong>ana, e seppur con maggiore<br />

lentezza rispetto alla Francia, cominciano pian piano a germogliare i semi dei<br />

due nuovi filoni ideologico-letterari d’oltralpe volti, per l’appunto, l’uno allo<br />

psicologismo <strong>di</strong> ispirazione bourgettiana e l’altro già intriso <strong>di</strong> germi simbolistico-decadenti.<br />

446<br />

È quin<strong>di</strong> proprio grazie all’ausilio dei me<strong>di</strong>atori che un simile processo <strong>di</strong><br />

svecchiamento culturale può finalmente prendere avvio nel nostro paese: l’intensa<br />

opera dei passeurs, <strong>di</strong> figure cioè, come Cameroni, Depanis, Pica, Pipitone<br />

<strong>Federico</strong>, Panzacchi, Paro<strong>di</strong> e lo stesso <strong>Gualdo</strong> – solo per citare i nomi più<br />

noti –, capaci <strong>di</strong> aprire nel tempo e nello spazio i confini letterari della Francia,<br />

segna pertanto un contributo fondamentale che permette loro <strong>di</strong> agire simultaneamente<br />

in veste <strong>di</strong> <strong>di</strong> scrittori, traduttori e decouvreurs.<br />

Questi personaggi assumono un’importanza enorme nel pieno Ottocento<br />

europeo perché, proprio in questo periodo, “les questions du métissage, de la<br />

mé<strong>di</strong>ation culturelle et de la création des mélanges iné<strong>di</strong>ts” 447 rappresentano<br />

temi all’or<strong>di</strong>ne del giorno, strettamente connessi all’evolversi della cultura e<br />

delle ideologie. Non a caso, infatti, Guerin, in un saggio incentrato sulla necessità<br />

<strong>degli</strong> écrivains passeurs, mette in relazione il fiorire della figura del me<strong>di</strong>atore<br />

culturale con le peculiarità stesse del mondo moderno, dal momento che<br />

“la littérature contemporaine s’arrache aux nationalismes; elle tend à être un laboratoire<br />

de l’universalité supranationale”. 448 E se Bourget, nonostante la stima<br />

445 Ibidem.<br />

446 Oltre ai veri critici <strong>di</strong> professione, in Italia, anche molti autori letterari, come lo scapigliato<br />

dorato Carlo Dossi, iniziavano a mostrare una certa stanchezza ed insofferenza nei confronti<br />

della scuola e del metodo naturalista. Nelle sue Note Azzurre Dossi, infatti, scrive: “In<br />

Zola c’è tutto quanto si vede, non quello che non si vede che è il più. Zola è quasi sempre fotografo,<br />

rado pittore. Qualche po’ d’arte, però, c’è – ma non troppa. Sono fotografie colorate”<br />

(nota 4799). E, ancora, Dossi parla <strong>di</strong> letteratura zoliana in termini <strong>di</strong> “romanzo cinetografico”<br />

(nota 5687) o, più in generale, <strong>di</strong> “letteratura della ragione, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> minute osservazioni” in<br />

contrapposizione alla letteratura “tra<strong>di</strong>zionale fatta <strong>di</strong> passioni” (nota 2492).<br />

447 J. GUERIN, De la nécessité d’écrivains passeurs, cit., pp. 94-95.<br />

448 Ibidem.<br />

406

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