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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Nella Roma bizantina: contatti letterari e collaborazioni e<strong>di</strong>toriali nella capitale<br />

ne dannunziane in seguito apparse nel 1886, con alcune varianti ed il titolo Romanza,<br />

nel libro Isaotta Guttadauro; 19 sotto questi versi sarebbero state poi presenti<br />

la seguenti strofe gual<strong>di</strong>ane (<strong>di</strong> cui il terzultimo verso è detto “illegibile”):<br />

Come in un chiostro<br />

Lungo la via,<br />

Con un inchiostro<br />

Che non va via,<br />

Scrivemmo versi<br />

Degni <strong>di</strong> Tosti,<br />

Dolci e perversi<br />

Sebbene tosti.<br />

O che peccato<br />

………………….<br />

Non sia segnato<br />

Arrigo Boito. 20<br />

Alle parole contenute in queste tre ironiche strofette avrebbe quin<strong>di</strong>, a sua<br />

volta, lasciato il suo commento d’Annunzio, annotando – anch’egli senza firmarsi<br />

(l’unica occasione in cui è visibile il suo nome in forma autografa, in tutta<br />

la plaquette, è in calce al sonetto intitolato al narratore milanese) – nel margine<br />

centrale della stessa pagina istoriata, una replica nel medesimo stile utilizzato<br />

da <strong>Gualdo</strong> (ma non da questi ideato, poiché riprendente un motivo ispiratore<br />

che ricorda gli scambi epistolari in versi – <strong>di</strong> cui si è in precedenza detto 21 e risalenti<br />

all’incirca alla stessa epoca, tra 1881 e 1884 – tra <strong>Gualdo</strong>, Arrigo Boito e<br />

Giacosa) queste parole altrettanto scherzose e oltremodo oscure:<br />

Come una scimmia<br />

ne la vendemmia,<br />

mormora Alimmia<br />

la sua bestemmia;<br />

19 I versi riportati da Petaccia sono i seguenti: “Quale un <strong>di</strong>o lento che gode / In sua via<br />

sparger viole / E salire ode la lode / Da la sua terrena prole // Su la selva alta che tace / Dolcemente<br />

guarda il sole / Roco il vento nella pace / Mette sue rare parole” (ibidem).<br />

20 Ivi, pp. 14-15.<br />

21 Si confrontino, supra, i paragrafi 4.1, 5.2 e 5.3.2 de<strong>di</strong>cati all’analisi delle relazioni <strong>di</strong><br />

<strong>Gualdo</strong> con i tre autori del cosiddetto “quartetto peripatetico”.<br />

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