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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

to <strong>di</strong>versi”, 260 e nonostante abbia lavorato “con la stessa tecnica, con lo stesso<br />

inten<strong>di</strong>mento, con lo stesso scopo e lo stesso ideale d'arte”, 261 lo scrittore francese<br />

– ed è questo il punto su cui batte con forza <strong>Gualdo</strong> e su cui impernia la<br />

propria analisi critica – nel Rêve egli continua a mettere in pratica le proprie teorie<br />

<strong>di</strong> osservazione e composizione. Tuttavia anche in questo caso c'è un ma,<br />

anzi un però, giacché subito dopo tale affermazione il critico ammette che:<br />

Però sembra vi si scorga una ricerca nuova, più meticolosa, una ricerca <strong>di</strong> raffinatezza<br />

e <strong>di</strong> stile, una preoccupazione letteraria maggiore, insolita – e rilevante una nuova<br />

tendenza del suo ingegno, un bisogno <strong>di</strong> avvicinarsi alle scuole più recenti, un poco<br />

in contrad<strong>di</strong>zione con certe sue idee, esposte pochi anni fa, quando pretendeva non doversi<br />

troppo preoccupare della <strong>di</strong>citura e si proponeva <strong>di</strong> rendere la propria prosa ancora<br />

più semplice <strong>di</strong> quello che era, rimproverandosi qualsiasi ornamento. 262<br />

Ben lontano dai tempi <strong>di</strong> Thérèse Raquin in cui la critica aveva accolto la<br />

sua opera con voce brutale et in<strong>di</strong>gnée, 263 ma con il ricordo ancora fresco delle<br />

accuse <strong>di</strong> pornografia che avevano accompagnato la pubblicazione de La Terre,<br />

Zola sembra voler <strong>di</strong>mostrare, attraverso un romanzo così singolare qual è Le<br />

Rêve, <strong>di</strong> sapere essere scrittore a trecentosessanta gra<strong>di</strong>, <strong>di</strong> poter affrontare<br />

qualsiasi tematica, genere e soggetto, <strong>di</strong> essere in grado, infine, <strong>di</strong> realizzare,<br />

come sostiene Colette Becker rifacendosi ad un'espressione dei Goncourt, “un<br />

compte exhaustif de l'homme”: 264 spinto dal desiderio <strong>di</strong> riscattare la propria<br />

immagine, <strong>di</strong> rispondere agli attacchi dei firmatari del Manifeste des Cinq e insieme<br />

<strong>di</strong> far finalmente accettare, attraverso questa “envolée dans l'idéal” – per<br />

citare l'espressione usata da Anatole France nel recensire il volume in questione<br />

265 –, la propria ennesima can<strong>di</strong>datura all’Accadémie Française (ragione secondaria<br />

questa, ma al tempo stesso anche opportunamente pratique e <strong>di</strong> cui<br />

<strong>Gualdo</strong> chiede notizia all'amico Coppée), 266 lo scrittore decide <strong>di</strong> dare spazio,<br />

all'interno della sua Histoire naturelle et sociale d'une famille sous le second<br />

260<br />

ID., L'ultimo romanzo <strong>di</strong> Zola. Le Rêve (<strong>II</strong> ed ultimo), cit.<br />

261<br />

Ibidem.<br />

262<br />

Ibidem (corsivi miei).<br />

263<br />

E. ZOLA, Préface à la deuxieme é<strong>di</strong>tion, in Thérèse Raquin, présentée et annotée par<br />

R. Abirached, Paris, Gallimard, 1979, p. 23.<br />

264<br />

C. BECKER, Préface à É. ZOLA, Le Rêve, Paris, Flammarion, 1975, p.14.<br />

265<br />

A. FRANCE, Le Rêve (rec.), in «Le Temps», 21 octobre 1888.<br />

266<br />

G. GUILLEMIN, Préface à É. ZOLA, Le Rêve, in Oeuvres complètes, t. 16, Paris, Fas-<br />

quelle, 1968, p. 13.<br />

363

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