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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

rima baciata. L’effetto <strong>di</strong> questa nuova cadenza vorrebbe essere <strong>di</strong> malia profonda ed<br />

intensa […]. 212<br />

Difatti, i versi gual<strong>di</strong>ani del componimento Atarah, seppur non raggiungono<br />

il tono rasente la litania dello scrittore inglese, sono sapientemente costruiti<br />

per suggerire un ritmo quasi cantilenante, come ben <strong>di</strong>mostrano i versi in cui la<br />

regina orientale manifesta il suo <strong>di</strong>sprezzo nei confronti della folla entusiasta al<br />

suo passaggio e nei riguar<strong>di</strong> dell’uomo che l’ha posseduta e su cui lei stessa si è<br />

poi ven<strong>di</strong>cata compiendone l’omici<strong>di</strong>o:<br />

Ella tornava un dì da una sua vittoria<br />

Suprema cinta d’abbagliante gloria.<br />

E bella al par d’un immortal guerriera...<br />

Il suo serto splendeva nella sera<br />

Siccome un sol notturno sulla terra,<br />

E il popol suo e quello vinto in guerra<br />

Tremavano davanti al suo passaggio.<br />

Ed il ciel taceva sovra il maggio<br />

Fiorito e caldo, e la città giuliva<br />

Fiammeggiante brillava sulla riva,<br />

Accesa tutta da un delirio immane,<br />

Vivente mare fatto d’onde umane<br />

Sul re captivo ella teneva fise<br />

Le sue pupille.<br />

Ella l’amo e l’uccise. 213<br />

Boito, onoratissimo dell’omaggio dell’amico – che nel 1892 gli de<strong>di</strong>cherà<br />

anche il suo lavoro migliore, Decadenza –, fingendosi superstizioso, aveva finto<br />

<strong>di</strong> accettare malvolentieri la de<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, dal momento che il componimento<br />

Atarah figurava come tre<strong>di</strong>cesimo della raccolta: un messaggio in versi<br />

del compositore milanese illustra la sua reazione; egli, scherzosamente, <strong>di</strong>chiara<br />

che avrebbe preferito veder figurare il proprio nome sotto la poesia numero do<strong>di</strong>ci,<br />

o piuttosto sotto la quattor<strong>di</strong>cesima, affinché nessun crudele avvenimento<br />

potesse incombere sul proprio destino. Purtroppo non tutta la risposta <strong>di</strong> Boito è<br />

giunta fino ai nostri giorni giacché essa è riportata nel più volte menzionato opuscolo<br />

per nozze <strong>di</strong> Dante Petaccia tirato in pochissime copie numerate nel<br />

212 Ivi, pp. 285-286.<br />

213 L. GUALDO, Atarah. Ad Arrigo Boito, in Romanzi e Novelle, cit., p. 1181.<br />

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