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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

si mostrano <strong>di</strong>ssolte in una generalizzata in<strong>di</strong>fferenza e l’ideale soccombe sotto<br />

l’increscioso peso dell’io, della sfera privata. 208<br />

All’infuori delle singole analogie, si rileva, quin<strong>di</strong>, una filiazione – più o<br />

meno <strong>di</strong>retta – dei lavori <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> e de Roberto dal grande romanzo d’oltralpe<br />

della seconda metà <strong>di</strong> fine XIX secolo: seppure attraverso canali <strong>di</strong>versi, entrambi<br />

i narratori italiani hanno (volutamente?) subito l’influsso della corrente<br />

naturalista, conservandone, tuttavia, soltanto l’impalcatura; impalcatura che<br />

viene, però, riempita ed arricchita attraverso soluzioni tutte personali orientate<br />

in parte verso lo psicologismo e, d’altra parte, anche verso il filone decadente<br />

(soprattutto <strong>Gualdo</strong>). I risultati ottenuti dai due scrittori saranno, allora, certamente<br />

<strong>di</strong>ssimili, ma conserveranno alla base un fondamento comune: nell’uno<br />

come nell’altro, ancora una volta secondo l’insegnamento flaubertiano, la vita<br />

risulterà essere più forte dell’ideologia.<br />

3.4 Tra reale e ideale: gli “esseri eccezionali” nel Daniele Cortis <strong>di</strong> Fogazzaro<br />

Nel gennaio 1885 usciva nelle librerie italiane, e<strong>di</strong>to da Casanova, una<br />

nuova opera <strong>di</strong> Antonio Fogazzaro che, dopo il grande successo del poemetto<br />

Miranda (1874) e lo straor<strong>di</strong>nario consenso <strong>di</strong> pubblico ottenuto con Malombra<br />

(1881) – opere tra le quali si colloca la raccolta <strong>di</strong> versi Valsolda, pubblicata nel<br />

1876 –, si presentava ai lettori nostrani con Daniele Cortis, il suo secondo romanzo,<br />

alla cui stesura aveva lavorato tra il maggio 1881 e il marzo 1884. A<br />

pochi giorni dalla messa in ven<strong>di</strong>ta del nuovo volume, Giovanni Verga scriveva<br />

all’autore vicentino per congratularsi con lui e metterlo al corrente <strong>di</strong> quanto<br />

quel lavoro stesse ottenendo consensi negli ambienti letterari milanesi, persino<br />

tra coloro che appartenevano a scuole <strong>di</strong> pensiero ben <strong>di</strong>verse da quella del Fogazzaro<br />

e che non con<strong>di</strong>videvano (Verga in primis) i suoi ideali poetici:<br />

Abbiamo parlato molto <strong>di</strong> voi e del vostro lavoro con <strong>Gualdo</strong> e Giacosa e molti,<br />

tutti entusiasti, anche quelli, come me, che non credono alla possibilità reale <strong>di</strong> tali creature<br />

superiori, anche i siciliani che trovano da ri<strong>di</strong>re sul vostro Santa Giulia. Ma a voi<br />

208 E. DE TROJA, La corsa verso il nulla. Su «Decadenza» e altri romanzi parlamentari,<br />

in Il filo della ragione. <strong>Stu<strong>di</strong></strong> e testimonianze per Sergio Romagnoli, Venezia, Marsilio, 1999, p.<br />

384.<br />

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