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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

volta – “nell’intiero romanzo c’è il rêve che si mescola, che s’innesta alla realtà<br />

con un’arte squisita”. 131 In seguito, Capuana evidenzia nuovamente la potenza<br />

dell’analisi e la bellezza della forma del romanzo gual<strong>di</strong>ano, anche se ritiene<br />

che il francese in cui è scritto abbia il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> essere “troppo perfetto”; esso<br />

possiede, <strong>di</strong>fatti, una flui<strong>di</strong>tà e un tono così elegante e sostenuto da apparire<br />

quasi fuori moda in quanto troppo classico; tuttavia, poco oltre, il critico smussa<br />

il proprio giu<strong>di</strong>zio sulla lingua <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> <strong>di</strong>cendo che:<br />

Non già che qua e là non ci siano echi e riflessi <strong>di</strong> una forma più moderna, più<br />

tormentata, sovraccarica <strong>di</strong> un colorito che ricorda i De Goncourt e Zola; ma sono così<br />

ben organizzati nell’intonazione generale che non istonano affatto. Certamente la forma<br />

straniera aggiunge all’intonazione un incanto in più, un piacere dell’orecchio carezzato<br />

voluttuosamente da impressioni fuor del comune. Giacché […] tutto in questo romanzo<br />

è perfettamente italiano: e la lingua francese vi tiene le veci dello specchio che<br />

gli artisti sogliono mettere rimpetto a un quadro per farne meglio scorgere le proporzioni<br />

e gli effetti <strong>di</strong> prospettiva e <strong>di</strong> rilievo. 132<br />

Ma per quanto Capuana abbia potuto essere tra i più vali<strong>di</strong> sostenitori delle<br />

opere gual<strong>di</strong>ane, il critico del verismo – benché già all’altezza dl 1886 il milanese<br />

lo definisca “uno spiritista” 133 – non può mancare <strong>di</strong> rimproverare <strong>Gualdo</strong><br />

(così come Cameroni) 134 per l’eccesso <strong>di</strong> azzurro – ma forse meglio sarebbe <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> atmosfere oniriche – e quin<strong>di</strong> per l’assenza nei suoi scritti <strong>di</strong> temi più ‘veri’.<br />

Lodando i pregi del romanziere ormai maturo, egli lo esorta – <strong>di</strong> nuovo – a<br />

lasciare il francese e a raccontare in italiano “qualche pagina meno ideale della<br />

nostra vita contemporanea”, cercando <strong>di</strong> fare in modo che la modernità delle<br />

sue analisi psicologiche possa così finalmente accompagnarsi alla modernità<br />

anche della sostanza, perché, a sua detta, potrebbe apparire assurdo cercare<br />

l’ideale al <strong>di</strong> fuori del reale, dal momento che “la realtà non è altro che l’ideale<br />

che si attua”. 135 Probabilmente all’epoca Capuana non <strong>di</strong>sponeva ancora dei<br />

131 Ivi, p. 184.<br />

132 Ivi, p. 185.<br />

133 Lettera X<strong>II</strong>I a Giovanni Verga, in G. RAYA, Ine<strong>di</strong>ti verghiani. Ventisei lettere <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong><br />

<strong>Gualdo</strong>, cit., p. 136. Appena due settimane prima lo stesso <strong>Gualdo</strong>, sempre rivolgendosi a Verga,<br />

aveva espresso il suo affetto per l’autore <strong>di</strong> Giacinta in termini che <strong>di</strong>mostrano un livello <strong>di</strong><br />

confidenza ormai molto alto: “Mi accorgo che tu ve<strong>di</strong> Capuana quanto io vedo qui i miei amici.<br />

Ma se per eccezione lo incontri <strong>di</strong>gli che lo amo” (Lettera X<strong>II</strong>. Ivi, p. 135).<br />

134 Cfr., infra, il paragrafo 6.4b sulle posizioni <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> e Cameroni rispetto a Zola.<br />

135 L. CAPUANA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in <strong>Stu<strong>di</strong></strong> sulla letteratura contemporanea, cit., p. 186.<br />

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