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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

puntamenti avevano per protagonista la nuova aristocrazia impiantatasi dopo le<br />

nomine realizzate – come si è visto in precedenza anche a proposito della situazione<br />

italiana nel Lombardo-Veneto – da Napoleone.<br />

L’esponente più noto <strong>di</strong> questa nuova nobiltà, nonché salonnière maggiormente<br />

in voga nell’intera Parigi della seconda metà del XIX secolo, era una nipote<br />

dello stesso Napoleone, la longeva principessa Mathilde Bonaparte, 190 che<br />

aveva aperto le sale del proprio appartamento nel 1854, dapprima in rue de<br />

Courcelles e in seguito in rue de Berri (nei locali dell’attuale ambasciata belga),<br />

e le terrà aperte fin dopo il 1900. Soprannominata – come ricorda Marcello Spaziani<br />

– “Notre-Dame des Arts”, 191 questa donna potrà contare nel novero dei<br />

suoi ospiti abituali molti dei più gran<strong>di</strong> artisti del suo tempo, da Renan a Taine,<br />

dai Goncourt a Flaubert. Forse proprio nel ricordo <strong>di</strong> alcune serate trascorse ai<br />

ricevimenti della sua amica ed ospite (oltre che attenta lettrice), l’autore <strong>di</strong><br />

Madame Bovary ha consegnato alle pagine <strong>di</strong> un suo romanzo una breve ma<br />

quanto mai succintamente veritiera riflessione relativa alla cosiddetta società ed<br />

all’effetto “valorizzante” dei suoi salotti. Il passo alluso è tratto dall’Éducation<br />

sentimentale e riporta le emozioni <strong>di</strong> Fréderic Moreau, il protagonista dell’opera,<br />

all’alba del suo primo ingresso in rue de Choiseul, nella casa in cui erano<br />

soliti radunarsi gli habituées dell’aristocratico salotto <strong>di</strong> M.me Dambreuse:<br />

N’ayant jamais vu le monde qu’à travers la fièvre de ses convoitises, il se<br />

l’imaginait comme une création artificielle, fonctionnant en vertu de lois mathématiques.<br />

[…]. Certains salons parisiens étaient comme ces machines qui prennent la matière<br />

à l’état brut et la rendent centuplée de valeur. 192<br />

Il salon <strong>di</strong> Mathilde Bonaparte è stato, tra tutti i salotti letterari del secondo<br />

Ottocento, certamente il più influente, tanto per il numero e la qualità dei suoi<br />

ospiti, quanto per la sua lunga durata, che ha consentito l’avvicendamento <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi ricambi generazionali. Tra i nomi d’eccezione <strong>degli</strong> ultimi frequentatori<br />

190 È noto che la Principessa, nonostante il titolo con il quale era solita farsi appellare anche<br />

dopo la soppressione dei titoli nobiliari a seguito della Rivoluzione, non usava eufemismi<br />

qualora chiamata in causa ad esprimersi su questo evento storico, a proposito del quale <strong>di</strong> norma<br />

affermava: “La rivoluzione francese? Senza <strong>di</strong> essa venderei arance per le strade <strong>di</strong> Ajaccio”.<br />

191 M. SPAZIANI, Gli amici della principessa Matilde. Lettere ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Mérimée, Sainte-<br />

Beuve, Gautier, Flaubert, Renan, Taine, Goncourt, Maupassant, Roma, E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Storia e<br />

Letteratura, 1960, p. 11.<br />

192 G. FLAUBERT, L’Éducation sentimentale (1869), cit., p. 143.<br />

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