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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

riempiono la vita nostra, e la consolano quando noi bruciamo la nostra vita per innalzare<br />

la nostra arte.<br />

L’altra sera, verso sera, il cuore pieno <strong>di</strong> mille pensieri e ricor<strong>di</strong>, son venuta da<br />

voi: ma voi non c’eravate. Lasciai qualche parola aperta su un foglio qualunque al portiere<br />

del vostro Hotel, spero la riceveste. La riceveste?<br />

Ricambiate questo saluto, caro, fedele, memore e lontano amico, che sempre così<br />

sicuramente ho amato. Tutta la bontà della vita è negli occhi vostri così leali, tutta la<br />

bontà, tutto il compatimento e il perdono che ogni amicizia deve e riceve! Col cuore<br />

riconoscente d’avermi, da tanti anni, ammessa nella profon<strong>di</strong>tà dell’anima vostra, io vi<br />

ringrazio. A voi solo, in questo momento, dono il solo fiore che mi rimane <strong>di</strong> tutta questa<br />

raccolta. Tenerezza e dolcezza! 134<br />

Nessun dubbio traspare da questo messaggio sull’autenticità e l’intensità<br />

del legame che univa il Ducchio al suo Gilet bianco, un legame <strong>di</strong> antica data <strong>di</strong><br />

cui, malauguratamente, le tracce superstiti costituiscono ben poca cosa. Ad ogni<br />

modo, incrociando i riferimenti <strong>di</strong> più epistolari gual<strong>di</strong>ani, si può risalire anche<br />

ad altre visite che la Duse aveva fatto all’amico a Parigi, negli anni precedenti<br />

alle trionfali rappresentazioni del 1897, sia prima che dopo l’insorgere della<br />

malattia che lo aveva reso <strong>di</strong>sabile: così, ad esempio, scopriamo da una lettera<br />

in<strong>di</strong>rizzata alla cugina Giulietta che nel 1895 egli ha trascorso del tempo con<br />

Eleonora “che s’è fermata qui alcuni giorni incognito, prima d’imbarcarsi nuovamente<br />

per l’America dove va a ripetere una lunga tournée”. 135<br />

Di un’altra toccata e fuga in rue de la Paix della Duse si ha invece notizia<br />

attraverso un’altra lettera, precedente in termini cronologici a quella appena citata<br />

(databile attorno al 1890) e destinata, questa volta, a Giuseppe Giacosa: in<br />

essa <strong>Gualdo</strong> narra <strong>di</strong> aver vedere, da poco, il loro astro e che se finora non aveva<br />

ancora menzionato in nessun messaggio l’episo<strong>di</strong>o, ciò era dovuto non solo<br />

alla sua naturale abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> silenzio, ma anche al fatto che egli sempre suppone<br />

“che tutti siano dovunque «incognito»”; poco oltre aggiunge poi un’interessante<br />

descrizione dell’attrice italiana che viene paragonata alla capitale francese,<br />

ovvero al luogo in cui era avvenuto quel loro ultimo incontro: “Quella<br />

donna somiglia a Parigi, in questo specialmente che il suo «clima» è il più variabile<br />

del mondo. E Parigi, anche dopo la sua partenza, continua ad imitarla,<br />

essendo piovoso e irra<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> sole, temporalesco e letargico, freddo e caldo”. 136<br />

134 F. GERRA, nell’articolo Il dolore della Duse nella gloria del trionfo, cit., p. 3.<br />

135 Fondo <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, Z 80 suss., b.3(27).<br />

136 P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 312.<br />

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