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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

scrittore francese viene salvaguardata dal giu<strong>di</strong>zio d'insieme dato al volume. Un<br />

giu<strong>di</strong>zio che però è solo apparentemente positivo, poiché in verità viene costantemente<br />

minato da velate accuse e soprattutto inficiato nella conclusione del<br />

compte rendu dal commento finale <strong>di</strong> Cameroni che chiosa l'articolo <strong>di</strong>cendo<br />

che, in fondo, rispetto al testo zoliano Une page d’amour, egli preferisce <strong>di</strong> gran<br />

lunga “come genere […] la Curée e l’Assommoir”, 400 vale a <strong>di</strong>re una tipologia<br />

narrativa <strong>di</strong> cui fanno parte i lavori ultrarealisti <strong>di</strong> Zola. Sul versante opposto,<br />

al contrario, erano state proprio le sue criticate involate d'ideale, la tendenza al<br />

lirismo, la preziosità delle descrizioni e la raffinatezza dello stile più levigato<br />

rispetto alle altre opere della saga ad aver reso La page d'amour, dapprima, e Le<br />

Rêve poi, i libri del ciclo dei Rougon-Macquart (accanto a La Faute de l’abbé<br />

Mouret) pre<strong>di</strong>letti da <strong>Gualdo</strong>.<br />

Il <strong>di</strong>vario che si frappone tra i giu<strong>di</strong>zi espressi dai due critici italiani sulle<br />

opere del romanziere francese è quin<strong>di</strong> palese in<strong>di</strong>ce della <strong>di</strong>versità delle loro<br />

vedute ed idee in ambito letterario: ciò non toglie, tuttavia, che entrambi i passeurs,<br />

certo puntando su ragioni <strong>di</strong>fferenti, abbiano, ciascuno a proprio modo,<br />

assolto il prezioso compito <strong>di</strong> costruire un ponte tra la letteratura d'oltralpe ed il<br />

pubblico peninsulare. Tra l'altro, lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>vario può fornire un'utile<br />

chiave <strong>di</strong> lettura anche nell'interpretazione delle analisi condotte da Cameroni<br />

sulle opere <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, analisi nelle quali (sia che la recensione risulti in prevalenza<br />

positiva, negativa o neutra) è possibile rintracciare almeno tre costanti:<br />

– L'apprezzamento delle sezioni descrittive (lodate in quanto pitture dal vero, ma<br />

troppo spesso de<strong>di</strong>cate allo stu<strong>di</strong>o delle sfumature dei sentimenti) e delle accurate,<br />

delicate ed eleganti analisi psicologiche;<br />

– La constatazione della perfetta conoscenza da parte dell'autore dei <strong>di</strong>versi ambienti<br />

sociali (specie dell'alta nobiltà) e del cosmopolitismo gaudente;<br />

– L'accusa <strong>di</strong> ripetitività delle trame, lentezza narrativa e mancanza <strong>di</strong> versatilità.<br />

Tuttavia, se nelle valutazioni dei lavori gual<strong>di</strong>ani <strong>degli</strong> esor<strong>di</strong> i primi due<br />

punti su in<strong>di</strong>cati assumono un’accezione negativa, ciò non accade all'interno<br />

della recensione a Decadenza, dove, inoltre, il punto tre scompare del tutto.<br />

Contrariamente alle sue precedenti prove narrative, infatti, nel suo ultimo romanzo,<br />

con estrema modernità, l'autore era riuscito – a detta <strong>di</strong> Cameroni – ad<br />

400 F. CAMERONI, “Une page d'amour”, cit., p. 55.<br />

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