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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

mano, il timbro della sua voce, ma – ed è questo l’elemento decisivo su cui<br />

<strong>Gualdo</strong> intende far luce – senza sperare che questo sogno si realizzi, dato che<br />

egli non dubita mai, neanche minimamente, della giustezza della scelta presa<br />

con tanta decisione <strong>di</strong> allontanare Elena da sé. Riportando un simile brano, parrebbe,<br />

quin<strong>di</strong>, che lo stu<strong>di</strong>oso abbia voluto riba<strong>di</strong>re la tesi espressa al principio<br />

del suo articolo, dove aveva a lungo insistito sugli aspetti reali <strong>di</strong> quegli esseri<br />

eccezionali descritti dalla penna dello scrittore vicentino nell’ultimo suo romanzo,<br />

il Daniele Cortis, quel Fogazzaro con cui, per sua stessa – conclusiva –<br />

ammissione, scopriamo che egli non aveva (o non ancora, forse) contatti <strong>di</strong>retti:<br />

Mi si perdoni la breve citazione e la troppo lunga chiacchierata. Non ho saputo resistere<br />

al desiderio <strong>di</strong> mandare ad Antonio Fogazzaro, che non ho l’onore <strong>di</strong> conoscere<br />

personalmente, il mio piccolo tributo <strong>di</strong> calda ammirazione. 258<br />

Non ci sono dati che possano condurre ad affermare con certezza che, in<br />

seguito, i due scrittori abbiano avuto modo <strong>di</strong> incontrarsi: entrambi, talvolta si<br />

nominano reciprocamente nelle lettere in<strong>di</strong>rizzate ad amici comuni, come Boito,<br />

e soprattutto Giacosa. Ma è, al contrario, in un messaggio del drammaturgo<br />

piemontese in<strong>di</strong>rizzato a Fogazzaro che è riportata una notizia che farebbe pensare<br />

ad un eventuale conoscenza <strong>di</strong>retta; il 19 settembre ’86, infatti, così scriveva<br />

Giuseppe Giacosa al vicentino (<strong>di</strong> cui era corrispondente fin dai tempi della<br />

pubblicazione <strong>di</strong> Malombra) 259 da Villa d’Este, a Cernobbio, residenza estiva<br />

della dama salottiera Vittoria Cima:<br />

Non sono nell’Olimpo che tu cre<strong>di</strong>. […]. Sono invece in un olimpo più confacente<br />

all’indole mia. La mia ospite, donna Vittoria Cima, è una musicista, una pianista <strong>di</strong> primissimo<br />

or<strong>di</strong>ne. Qui vengono Boito e <strong>Gualdo</strong>: qui verrà il mio amico Antonio Fogazzaro.<br />

260<br />

Piero Nar<strong>di</strong>, biografo dell’uno e dell’altro scrittore, riferisce che, incantato<br />

dalle prospettive, Fogazzaro avrebbe poi ceduto agli insistenti inviti, ma, in<br />

258 Ibidem.<br />

259 P. NARDI, Vita e tempo <strong>di</strong> Giuseppe Giacosa, Milano, Mondadori, 1949, p. 431. Giacosa<br />

aveva scritto per la prima volta a Fogazzaro per domandargli <strong>di</strong> un personaggio <strong>di</strong> Malombra<br />

che lo aveva particolarmente incuriosito per la spiccata fisionomia piemontese, chiedendogli<br />

se si trattasse <strong>di</strong> un ritratto o fosse frutto della sua inventiva.<br />

260 ID., Antonio Fogazzaro, cit., pp. 309-310.<br />

173

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