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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

revilliana in quanto unico luogo in cui egli era stato in grado <strong>di</strong> sanare il netto<br />

contrasto tra l’apparenza e la vita, tra le aspirazioni ed il compito <strong>di</strong> scrittore<br />

specialissimo che quel personaggio che richiamava sfacciatamente su <strong>di</strong> sé l’attenzione,<br />

pur restando sempre circondato da un alone <strong>di</strong> mistero (“attirava troppo<br />

gli sguar<strong>di</strong>, e rimaneva sfingetico”), si era da sempre prefisso.<br />

“Insieme all'intimo applauso della sua coscienza, la produzione letteraria fu<br />

per d'Aurevilly il grande conforto”, il rifugio da tutte le amarezze che da solo si<br />

era provocato a causa della sua fiera modestia e della intolleranza delle sue opinioni<br />

<strong>di</strong> cattolico tra<strong>di</strong>zionalista, 91 <strong>di</strong>sapprovate da gran parte dei suoi colleghi e<br />

sulle quali lo stesso <strong>Gualdo</strong> scherza in una lettera in<strong>di</strong>rizzata a Robert de Montesquiou<br />

– che, insieme al giornalista italiano, aveva avuto occasione <strong>di</strong> incontrare<br />

“le Chevalier” presso la baronessa <strong>di</strong> Poilly. Si tratta <strong>di</strong> un messaggio in<br />

cui, ironicamente, 92 il milanese afferma <strong>di</strong> temere l’avvento improvviso della<br />

fine del mondo o, peggio ancora, il lento cessare del pianeta mentre “J. B.<br />

d’Aurevilly, seul, debout sur le ruines du monde, gueulera en face du Destin et<br />

lancera des «Oui, Monsieur!» à l’espace vide”. 93<br />

Per il suo carattere, dunque, e per le sue idee, Barbey era rimasto a lungo<br />

sconosciuto al pubblico – “esiliato in un’epoca che fraintendeva”, scrive <strong>Gualdo</strong>,<br />

“e da cui era frainteso” – ed aveva raggiunto il successo ormai maturo, intorno<br />

ai quarant’anni. Il pubblicista milanese ripercorre l’intera carriera artistica<br />

del protagonista del suo articolo, dai primi romanzi, stampati in poche copie<br />

91 Ivi, p. 1: “Cattolico intransigente, nemico del mondo moderno che non voleva comprendere,<br />

reazionario incrollabile, intollerante in tutte le sue opinioni trasformate in dogmi, credendosi<br />

un teologo, ma avente una teologia tutta sua – egli atterriva i suoi correligionari che guardavano<br />

<strong>di</strong> traverso quel loro commilitone compromettente, e <strong>di</strong> una ortodossia assai dubbia”.<br />

92 Il passo è introdotto dalla preoccupazione <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> per non aver ricevuto <strong>di</strong> recente notizie<br />

dall’amico Coppée. Parendogli ciò molto strano, egli afferma: “Je suis convaincu que tout<br />

va à finir”.<br />

93 V. DONATO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou, cit., p. 325. Lettera<br />

V<strong>II</strong>I del giugno 1881. Si tratta della seconda occasione in cui <strong>Gualdo</strong> riporta l’espressione<br />

“Oui, Monsieur” attribuendola a Barbey. La prima attestazione si trova in un messaggio a Coppée<br />

del 23 settembre 1879 (lettera V<strong>II</strong>) in cui il mittente, dopo aver raccontato <strong>di</strong> aver trascorso<br />

una intera giornata presso la Marchesa Arconati, circondato da ministri e senatori, aveva scritto:<br />

“J’aurais voulu que J. B. d’A. tombât <strong>di</strong> ciel e prît la parole. «Oui, Monsieur!». Que-fait-il? Estil<br />

à Valognes?” (P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 220). L’esistenza <strong>di</strong> questo documento<br />

è segnalata anche in una recente bio-bibliografia aurevillana da M. F. MELMOUX – MON-<br />

TAUBIN, Barbey d’Aurevilly, Roma – Paris, Memini – Presses universitaires de France, 2001,<br />

p. 22: “BNF, n. a. fr. 15305 F. 90. Lettre autographe de <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> à Robert de Montesquiou<br />

relative à Barbey d’Aurevilly”.<br />

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