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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

immancabilmente rientravano anche le visite al salon della princesse, com’è<br />

possibile leggere in una delle sue ultimissime lettere, risalente all’8 aprile 1897:<br />

Ho potuto riprendere un poco <strong>di</strong> vita sociale; sono stato più volte a pranzo o alla<br />

sera dai Cahen, dai Ganderax, dalla Principessa Mathilde, all’Ambasciata d’Italia (a<br />

quella d’Austria dove prima andavo talvolta, ora i ricevimenti sono interrotti per il lutto<br />

della C.ssa <strong>di</strong> Wallenstein, a cui è morta la madre). 198<br />

La principessa era a tal punto affezionata allo scrittore cisalpino, davvero<br />

ben voluto sia da lei che dai suoi familiari, che nei momenti più bui in cui le<br />

sofferenze impe<strong>di</strong>rono al suo ospite <strong>di</strong> allontanarsi da casa, Mathilde Bonaparte<br />

decise <strong>di</strong> recarsi personalmente al capezzale del malato. Così, ad esempio, nel<br />

settembre 1895, quando <strong>Gualdo</strong> annunciava a sua cugina che “uno dei più noti<br />

iettatori del mondo, che invano ho cercato <strong>di</strong> sfuggire, è venuto varie volte a<br />

vedermi, anche con la scusa <strong>di</strong> accompagnare la Principessa Matilde, sua zia,<br />

che mi fece l’onore <strong>di</strong> alcune visite” 199 (è noto che il milanese, piuttosto superstizioso,<br />

non gra<strong>di</strong>sse molto la compagnia <strong>di</strong> Gégé Primoli, il cui nome, nelle<br />

sue lettere, è sempre accompagnato da <strong>di</strong>segni o parole apotropaiche). 200 Come<br />

tutti i salons <strong>di</strong> lunga durata, naturalmente anche quello della princesse aveva<br />

avuto i suoi alti e bassi, e <strong>Gualdo</strong>, onnipresente a gran parte dei ricevimenti nel<br />

corso dei suoi soggiorni parigini, non mancava <strong>di</strong> annotare le, seppur rare, occasioni<br />

in cui i vari raduni mondani (ivi compresi quelli <strong>di</strong> casa Bonaparte) avevano<br />

registrato momenti <strong>di</strong> declino, come si evince da un messaggio del 1888<br />

in<strong>di</strong>rizzato a Vittoria Cima all’interno del quale, dopo aver realizzato un resoconto<br />

sommario dell’Esposizione e <strong>di</strong> una mostra <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Victor Hugo, 201<br />

198<br />

Ivi, b.4(42) recante sulla busta il timbro: “Hôtel Campbell – 45&47, Av. Friedland –<br />

Artur Geissler, P.re”.<br />

199<br />

Ivi, b.3(26), ine<strong>di</strong>ta, del medesimo alla stessa, inviata da Parigi il 27 settembre 1895.<br />

200<br />

Nelle lettere alla cugina, ma anche nei messaggi destinati a François Coppée non mancano,<br />

inoltre, <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> corna o parole <strong>di</strong> scongiuro.<br />

201<br />

“Fondo Vittoria Cima”, c.30b.40, lettera 9, ine<strong>di</strong>ta, <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, intestata “11, Rue<br />

de la Paix, 25 maggio” (il timbro postale registra come anno il 1888): “Oltre il salon, dove non<br />

sono stato che insufficientemente una volta, vi sono varie esposizioni assai interessanti: quello<br />

dei <strong>di</strong>segni e manoscritti <strong>di</strong> Victor Hugo, i primi dei quali sembrano <strong>di</strong> Michelangelo e dove vi<br />

sono persino dei mobili a <strong>di</strong>segni giapponesi dorati, intagliati da lui – poi quella della Caricatura,<br />

con tutti li originali <strong>di</strong> Daumier e Gavarni – poi quella <strong>di</strong> oggetti d’arte dell’Hôtel de Chimay…<br />

ed altre ancora”.<br />

60

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