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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

l’animo <strong>di</strong> personaggi già per propria natura tendenti alla rêverie; nel suo racconto<br />

<strong>Gualdo</strong> mostrerà in azione l’effetto che Venezia genera in Carlo (poi Jules)<br />

Lebrun che nel corso del racconto finisce per essere letteralmente stregato<br />

da una città che riuscirà ad abbandonare soltanto dopo lunghe esitazioni, ma per<br />

poi ritornarvi <strong>di</strong> nuovo ed in pianta stabile, sempre più attratto dal suo incanto,<br />

avvolto dalla sua lassitu<strong>di</strong>ne e perseguitato dal suo “spleen specialissimo”. 597 In<br />

effetti Venezia gode <strong>di</strong> questo intenso fascino sui due scrittori (e, <strong>di</strong> riflesso, sui<br />

loro rispettivi personaggi/alter-ego nella finzione narrativa) perché essa è, in<br />

fondo, una città malata, che “est é<strong>di</strong>fiée sur le sol le plus précaire que fût, des<br />

fonds mouvants de sables et de vases propices aux miasmes et aux fièvres”, 598<br />

una città che contiene in sé il germe della decadenza ed il fascino del deca<strong>di</strong>mento.<br />

Elencando le motivazioni in base alle quali Barrès spiega perché ami<br />

Venezia ancor più <strong>di</strong> qualsiasi essere umano, il narratore francese si sofferma a<br />

lungo e significativamente proprio sull’attrattiva esercitata sulla sua persona dai<br />

canaux malsains della ville lagunaire, quegli stessi canali che fin dalla sua prima<br />

visita hanno animato in lui una fièvre incessante: lo scrittore sente <strong>di</strong> essere<br />

riconoscente nei confronti <strong>di</strong> tale febbre che ogni volta aveva scosso (e continuava<br />

a scuotere) il suo corpo ed il suo animo. Attraverso questo “stato”, sostiene,<br />

nuove connessioni, nuovi sentimenti e nuova vitalità erano riusciti (e<br />

continuavano a riuscire) ad invadere tutta la sua persona:<br />

[…] elle élargit la clairvoyance au point que ma vie inconsciente la plus profonde<br />

et ma vie psychique se mêlaient pour m’être un immense réservoir de jouissance. 599<br />

Dunque Venezia non è soltanto una città malata in sé, 600 ma lo è anche e<br />

soprattutto nella misura in cui trasferisce gli effetti della propria malattia su coloro<br />

che entrano a contatto con lei e che possiedono la giusta pre<strong>di</strong>sposizione e<br />

sensibilità per esserne contagiati: è per questo che al suo cospetto si acuisce il<br />

malessere <strong>di</strong> Barrès, quello dei suoi personaggi (il ritratto ideale dell’egotiste è<br />

597 Su questa novella, nella sua duplice veste linguistica, e sul rapporto tra la città <strong>di</strong> Venezia<br />

e il rêve in <strong>Gualdo</strong> cfr., infra, il paragrafo 7.5 Paul Bourget: un autoritratto allo specchio.<br />

598 M.-A. KIRSCHER, Re-lire Barrès, Villeneuve-d’Ascq, PUS, 1998, p. 126.<br />

599 M. BARRÈS, Sous l’œil des barbares, é<strong>di</strong>tion définitive, Paris, Lemerre, 1888, p. 46.<br />

600 “Désespoir d’une beauté qui s’en va vers la mort. Est-ce le chant d’une vieille corruptrice<br />

ou d’une vierge sacrifiée?”: con questa domanda Barrès ne La Mort deVenise sembre suggerire<br />

l’unica chiave <strong>di</strong> lettura con la quale interpretare la bellezza corruttrice della città italiana<br />

che più <strong>di</strong> ogni altr lo ha letteralmente stregato e sulla quale egli torna ripetutamente a scrivere.<br />

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