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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

<strong>Gualdo</strong> aveva conosciuto Eleonora Duse certamente prima che con lei entrasse<br />

in contatto l’amico Arrigo Boito: già nel 1883, <strong>di</strong>fatti, egli le aveva in<strong>di</strong>rizzato<br />

il suo volume <strong>di</strong> versi appena e<strong>di</strong>to, Le Nostalgie, affinché potesse leggerlo.<br />

Tale informazione si evince da un breve componimento inviato da Parigi<br />

a Giuseppe Giacosa, al quale chiede notizie dell’attrice con cui il drammaturgo<br />

era già da tempo in contatto per questioni lavorative; poiché nel testo viene<br />

menzionato il teatro Valle <strong>di</strong> Roma (dove Eleonora recitava nell’opera <strong>di</strong> Giacosa<br />

La Sirena) 125 non è da escludersi che i tre abbiano potuto trascorrere del<br />

tempo insieme nella capitale, soprattutto se si considera che i soggiorni romani<br />

<strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, soprattutto in virtù della sua collaborazione con la rivista – dapprima<br />

sommarughiana, poi dannunziana – «Cronaca bizantina», erano stati particolarmente<br />

frequenti negli anni tra il 1882 ed il 1884:<br />

Mandai, con le mie scuse,<br />

Il volume alla Duse,<br />

E non ebbi risposta.<br />

Ma forse già le spalle<br />

Avea voltate al Valle<br />

E il libro è fermo in posta.<br />

Dimmi <strong>di</strong> te, <strong>di</strong> Lei,<br />

Dov’è? Tu dove sei?<br />

Perché più non scrivesti? 126<br />

Si potrebbe a questo punto ipotizzare che il ringraziamento che l’attrice aveva<br />

scritto all’amico per l’invio <strong>di</strong> un suo volume, <strong>di</strong> cui si è detto in precedenza<br />

trattando dei messaggi della Duse tramandati attraverso l’opuscolo <strong>di</strong> Petaccia,<br />

potrebbe proprio riferirsi al libro <strong>di</strong> versi gual<strong>di</strong>ani. Nulla <strong>di</strong> certo, tuttavia,<br />

giacché il messaggio della <strong>di</strong>va non contiene in<strong>di</strong>cazioni o allusioni utili<br />

per chiarire e meglio comprendere questo piccolo mistero:<br />

Mi trattate come li cavadenti. Mi mandate un libro con de<strong>di</strong>ca Somma artista, etc.<br />

Ma l’importante è <strong>di</strong> aver ricevuto il libro, e voglio ben perdonarvi la de<strong>di</strong>ca. Leggerò<br />

124 D. PETACCIA in Un sonetto ine<strong>di</strong>to <strong>di</strong> Gabriele d’Annunzio a <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 8.<br />

125 Desumo questa notizia da P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 309, dov’è inoltre<br />

pubblicato il componimento in versi in questione destinato a Giuseppe Giacosa.<br />

126 Ibidem. Il testo gual<strong>di</strong>ano è stato ritrovato nell’archivio Giacosa <strong>di</strong> Colleretto Parella.<br />

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