20.05.2013 Views

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

La storia dei gran<strong>di</strong> salotti milanesi è stata, com’è naturale, legata alle sorti<br />

delle loro padrone <strong>di</strong> casa. Il salotto Maffei, ad esempio, per quanto attivo già<br />

dai primi anni ’40, si caratterizzò come uno dei più importanti punti <strong>di</strong> riferimento<br />

della mondanità politica e culturale <strong>di</strong> Milano soprattutto dopo la separazione<br />

della contessa Chiara dal marito e l’“ufficializzazione” della sua relazione<br />

con Carlo Tenca. Questi, <strong>di</strong>rettore dal 1850 al 1859 de «Il Crepuscolo», condusse<br />

nel salotto Maffei gran parte del gruppo dei collaboratori della rivista –<br />

tra gli altri Emilio e Giovanni Visconti Venosta, Tullo Massarani, Giulio Carcano.<br />

Accanto a loro coesistevano, naturalmente anche tutti i membri dell’aristocrazia<br />

milanese ormai, come si è detto, in rotta <strong>di</strong> collisione con l’Austria –<br />

dai Litta ai Borromeo ai Gonzaga. Solo dopo il 1860 la casa <strong>di</strong> via Bigli assistette<br />

ad un vero e proprio ricambio generazionale, cosicché al lato <strong>di</strong> vecchi<br />

amici come Bonghi, Gadda e Allievi, nuovi intellettuali come i fratelli Boito,<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, Giovanni Verga e Giuseppe Giacosa <strong>di</strong>vennero suoi abituées. Il<br />

salotto <strong>di</strong> palazzo Belgioiso chiuse i suoi battenti soltanto in conseguenza della<br />

morte della sua salonnière, nel luglio 1886, “dopo aver scritto molte pagine della<br />

storia milanese dell’ultimo mezzo secolo”. 163 <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, profondamente<br />

toccato dalla scomparsa della contessa, scrisse a sua cugina Vittoria Cima:<br />

“Non so <strong>di</strong>rvi che impressione tristissima e che vero dolore mi fa la morte della<br />

povera Maffei […]. Penso quanto ne sarete triste anche voi […]. Eravate a Milano,<br />

durante la breve malattia? L’avete vista?”. 164<br />

Mentre il salon <strong>di</strong> Chiara Maffei subì l’influenza del Tenca, quello <strong>di</strong> Vittoria<br />

Cima fu interamente dominato dalla sola figura della sua padrona <strong>di</strong> casa.<br />

Avendo, infatti, rifiutato il corteggiamento <strong>di</strong> Ruggiero Bonghi 165 e la proposta<br />

<strong>di</strong> matrimonio <strong>di</strong> Carlo De Cristoforis, 166 donna Vittoria rimase per tutti i suoi<br />

novantasei anni <strong>di</strong> vita una vieille fille. 167 Fu solo poco prima della sua morte,<br />

163 CICCO E COLA [Treves], Corriere, in «Illustrazione Italiana», 25 luglio 1886, p. 64.<br />

164 Lettera 10, ine<strong>di</strong>ta, del luglio 1886. Fondo Vittoria Cima, c.3.b.40(10).<br />

165 A tal proposito <strong>di</strong> vedano le lettere ancora ine<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Vittoria Cima a Ruggiero Bonghi<br />

conservate presso anch’esse al Museo del Risorgimento a Milano, nel Fondo speciale Cima, I.<br />

166 Sui dettagli <strong>di</strong> questa relazione si veda A. CAPELLI, “Ho trovato ed ho perduto”: lettere<br />

<strong>di</strong> Carlo De Cristoforis a Vittoria Cima, in «Dolce dono gra<strong>di</strong>tissimo». La lettera privata<br />

dal Settecento al Novecento, Milano, Franco Angeli, 2000, pp. 320-340.<br />

167 Per maggiori dettagli sulla biografia <strong>di</strong> Vittoria Cima si veda il profilo tracciato, mentre<br />

la salonnière era ancora in vita, da G. BORELLI, Donna Vittoria Cima, in «Il Capitan Cortese»,<br />

a. 1, n. 25, 27 ottobre 1895, o anche il più recente ritratto elogiativo realizzato da G. CEN-<br />

ZATO, Una dama milanese dell’800, in «La Martinella <strong>di</strong> Milano», aprile 1948, p. 61.<br />

50

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!