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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

Ci si permetta <strong>di</strong> presentare ai lettori un volume <strong>di</strong> versi: Italie <strong>di</strong> Maurice Faucon.<br />

È un libro che li deve doppiamente interessare; per il suo merito intrinseco, e per l'argomento.<br />

L'autore descrive, canta, esalta l'Italia, e non solo l'ammira, ma l'apprezza e la<br />

comprende. Del valore dei suoi versi fa testimonianza egregia la prefazione che François<br />

Coppée ha voluto scrivere; e se ne ha una certezza prima <strong>di</strong> incominciare a leggere;<br />

una certezza ch'è poi confermata, accresciuta dalla lettura. E noi dobbiamo essere riconoscenti<br />

ad un artista francese d'aver pubblicato – specialmente in questo momento –<br />

un tal libro. 211<br />

Come si evince da queste parole – e come, del resto, emerge dall’intero articolo<br />

– la recensione del giornalista italiano appare avere alle spalle motivazioni<br />

subor<strong>di</strong>nate ad un suo eventuale apprezzamento della qualità del volume. In<br />

particolare egli ritorna più volte sulle ruolo giocato da Coppée quale grande valorizzatore<br />

dell’opera e, d’altro canto, ancora sul significato ricoperto dalla<br />

pubblicazione <strong>di</strong> Faucon in quel preciso momento storico. È probabile, anzi,<br />

che <strong>Gualdo</strong> non apprezzasse fino in fondo la raccolta <strong>di</strong> liriche in esame (come,<br />

d’altronde, molti altri scrittori italiani, tra i quali si annovererà Antonio Fogazzaro),<br />

212 né che avesse gran simpatia per il suo autore, che certamente rientrava<br />

da tempo tra i suoi contatti proprio grazie al tramite <strong>di</strong> Coppée. Difatti era stato<br />

proprio a quest’ultimo che il giornalista aveva in<strong>di</strong>rizzato alcune righe <strong>di</strong> lamentela<br />

quando, impossibilitato per ragioni personali nel corso dell’inverno<br />

1879 a raggiungere Parigi, aveva subito la cruelle ironie <strong>di</strong> ricevere alcune épîtres<br />

mielleuses <strong>di</strong> Faucon “qui s’offre de plus en plus à moi sous l’aspect d’un<br />

de nos raseurs les plus <strong>di</strong>stingués”. 213 Un parere ben poco lusinghiero che molto<br />

<strong>di</strong>fficilmente si accorda con le benevole espressioni de<strong>di</strong>cate al medesimo personaggio<br />

sulle pagine del «Corriere della Sera» <strong>di</strong>eci anni più tar<strong>di</strong>: certo a rendere<br />

possibile un simile cambiamento doveva esser stata la me<strong>di</strong>azione operata<br />

dal comune amico Coppée e forse, ancor <strong>di</strong> più, una sorta <strong>di</strong> compassione nutrita<br />

nei confronti del poeta, il quale – mentre si trovava a Roma, nel 1884, per<br />

compiere ricerche sulle biblioteche dei Papi <strong>di</strong> Avignone – era rimasto vittima<br />

211 Ibidem (corsivi miei).<br />

212 Proprio durante lo stesso mese d’aprile del 1889 Fogazzaro scriveva a Giacosa: “Sto<br />

leggendo i versi del Faucon, <strong>di</strong> cui si è tanto parlato. Ama l’Italia. È spiritualista. Sarà<br />

un’eccellente persona, ma, buon Dio, che <strong>di</strong>avolo <strong>di</strong> poeta!” (T. GALLARATI SCOTTI, Lettere<br />

scelte <strong>di</strong> A. Fogazzaro, cit., p. 183).<br />

213 Lettera V<strong>II</strong>I a Coppée del 6 <strong>di</strong>cembre 1879, in P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit.,<br />

p. 222.<br />

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