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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

curarsi i nuovi como<strong>di</strong> della vita parigina, che consiste in un lusso sfrenato, che qui è<br />

<strong>di</strong>venuto bisogno assoluto. 187<br />

In effetti, erano proprio gli anni in cui il rapido processo che avrebbe cambiato<br />

il volto della città – “Parigi s’era appena rifatto il trucco” 188 – era ormai<br />

stato messo in moto (secondo molti critici, però, la data che avrebbe effettivamente<br />

segnato il tramonto <strong>di</strong> un’epoca e l’avvento della modernità andrebbe,<br />

tuttavia, collocata un ventennio dopo e rintracciata in quel 1885 in cui scomparve<br />

Victor Hugo e, con esso, un movimento letterario ed un secolo): nonostante<br />

sugli Champs-Elisées fosse ancora possibile veder passare dei carri bestiame<br />

davanti agli eleganti hôtels particuliers e sui declivi <strong>di</strong> Montmartre gli<br />

artisti convivessero con capre e mucche al pascolo in mezzo ai mulini a vento,<br />

al centro <strong>di</strong> Parigi i grands boulevards segnavano già i confini <strong>di</strong> un’area animata<br />

e alla moda, consacrata ai teatri, alle redazioni dei giornali, ai giar<strong>di</strong>ni recintati,<br />

ai boudoirs. Erano gli albori dell’imminente trionfo del varietà, dei café<br />

littéraires del Quartiere Latino e dei café chantants (il “<strong>Napoli</strong>tain”, il “Weber”,<br />

la “Vachette”) che a lungo avrebbero contribuito alla circolazione delle<br />

idee nel paese ed avrebbero aiutato la Francia a forgiare la sua serie continua <strong>di</strong><br />

protagonisti delle scene artistiche.<br />

Erano, inoltre, gli albori dell’ultima fase <strong>di</strong> ripresa dei salotti <strong>di</strong> cultura,<br />

prima della loro definitiva scomparsa. Parigi era, <strong>di</strong>fatti, insieme a Milano, una<br />

delle ultime realtà europee in cui questa forma <strong>di</strong> collettività così ancient régime<br />

stentava a tramontare; anzi, città dei mille teatri, essa non rinunciava ad allestire<br />

il più formale ed esclusivo dei suoi palcoscenici proprio per il salon, il<br />

luogo dove “l’aristocrazia coltivava ancora la conversazione <strong>di</strong> coloro che venivan<br />

considerati gli spiriti eletti”. 189 Nella capitale francese, se si era in possesso<br />

delle corrette conoscenze o si faceva parte della giusta cerchia, non si correva<br />

mai il rischio <strong>di</strong> trascorrere una sola serata senza adeguata compagnia.<br />

Nei prossimi capitoli si vedrà come, all’interno delle sale dove avevano<br />

luogo molti <strong>di</strong> questi raduni mondani, <strong>Gualdo</strong> abbia potuto entrare in contatto<br />

con molte personalità che <strong>di</strong>verranno col tempo suoi amici fraterni, da Bourget<br />

a Here<strong>di</strong>a, da Montesquiou a Ju<strong>di</strong>th Gautier. Forma <strong>di</strong> aggregazione per eccellenza,<br />

in origine, per i soli nobili, nella Francia post-rivoluzionaria questi ap-<br />

187 Carte Morelli, <strong>II</strong>/34.<br />

188 R. SHATTUCK, Gli anni del banchetto, cit., p. 35.<br />

189 Ivi, p. 40.<br />

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