20.05.2013 Views

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

La sete <strong>di</strong> conoscenza del giovanissimo <strong>Gualdo</strong> appena ventiquattrenne, il<br />

suo desiderio <strong>di</strong> attorniarsi <strong>di</strong> personalità brillanti con cui scambiare idee, opinioni,<br />

critiche, ma soprattutto le sue affinità <strong>di</strong> gusto letterario con il piemontese<br />

Giacosa, sono tutti fattori che contribuiscono a dar vita ad un sodalizio umano<br />

ed artistico tra i più fecon<strong>di</strong> del secondo Ottocento, quello che, insieme a Boito,<br />

darà vita ad un trio (cui si unirà in alcune fasi anche Giovanni Verga), “<strong>di</strong>sposto<br />

ad accettare il reale per riscattarlo, almeno in parte, nell’idealità”. 27<br />

Durante il primo periodo <strong>di</strong> questa amicizia non sono rare le frequentazioni<br />

dei luoghi mondani <strong>di</strong> Milano, uscendo dai quali, però, i tre confratelli erano soliti<br />

trascorrere intere notti all’insegna della cultura, talvolta parlando e scambiandosi<br />

opinioni – dalle quali nascono suggerimenti e spunti per la stesura <strong>di</strong><br />

nuove opere –, talaltra andando insieme nei loro posti eletti: lasciando, ad esempio,<br />

il salotto della contessa Maffei, Giacosa scrive alla madre il 13 gennaio<br />

1879 <strong>di</strong> aver trascorso una serata “<strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> una volta” insieme ai due amici,<br />

una serata in cui “passeggiando si <strong>di</strong>cevano versi”, e nella quale aveva raccontato<br />

loro “il soggetto del Conte Rosso, che entusiasmò tutti” ed aveva letto Luisa,<br />

revisione dell’originario dramma Teresa, che <strong>Gualdo</strong> reputava, a quell’epoca,<br />

il suo miglior lavoro; il 18 febbraio seguente è ancora Giacosa a narrare <strong>di</strong><br />

essersi incontrato con <strong>Gualdo</strong> e due o tre altri invitati, quando, terminato un<br />

pranzo dalla duchessa Litta, insieme avevano deciso <strong>di</strong> recarsi al Conservatorio<br />

<strong>di</strong> musica, dove, sotto il patronato <strong>di</strong> Filippi, “si poté assistere alle prove <strong>di</strong> un<br />

quartetto veramente stupendo <strong>di</strong> musica classica religiosa”, senza nessun’altro<br />

presente, in una sala molto sonora e densa <strong>di</strong> un’oscurità rotta soltanto dalla luce<br />

delle candele dei leggii e attorniata da un’atmosfera che aveva permesso loro<br />

<strong>di</strong> sentir “vibrare per la testa una folla <strong>di</strong> immagini e <strong>di</strong> idee”, che aveva fatto <strong>di</strong><br />

quelle due ore “veramente belle e veramente buone” trascorse insieme, un momento<br />

in<strong>di</strong>menticabile. 28 Certamente Giacosa è stato, fra i tre autori, colui che<br />

ha maggiormente avvertito il beneficio <strong>di</strong> questi loro incontri, almeno a giu<strong>di</strong>care<br />

da quanto afferma nei suoi messaggi epistolari in cui molto spesso parla <strong>degli</strong><br />

utilissimi effetti sul proprio lavoro scaturiti dal contatto con i suoi due più cari<br />

amici; così, scrivendo a Vittoria Cima, egli racconta (nell’ottobre 1885) quanto<br />

reputasse proficui i soggiorni a Milano con Boito e <strong>Gualdo</strong>, dei cui risvolti posi-<br />

27 Ibidem.<br />

28 Ivi, pp. 377-379.<br />

199

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!