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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

trodotto in casa Gautier e offerto in dono a Ju<strong>di</strong>th, primogenita del gran Maestro,<br />

accompagnato dalle seguenti parole: “Giu<strong>di</strong>tta, […] da un pezzo ti avevo<br />

promesso un regalo, e so che ti piacciono le cose esotiche. Ti ho portato un chinese<br />

vivo”. 48 L’episo<strong>di</strong>o riportato, posto in incipit ad un articolo <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong><br />

consacrato allo stu<strong>di</strong>o dell’opera narrativa <strong>di</strong> Ju<strong>di</strong>th Gautier, è sintomatico<br />

dello strettissimo legame, nella vita e nell’arte, esistente tra un padre ed una figlia<br />

accomunati dalla medesima vocazione letteraria. Ma, ancor <strong>di</strong> più, la scelta<br />

del critico italiano <strong>di</strong> porre, nell’esor<strong>di</strong>o del suo brano de<strong>di</strong>cato alla scrittrice,<br />

un efficace – per quanto stringato – ritratto <strong>di</strong> Théophile (che, con l’acca<strong>di</strong>mento<br />

annesso, risulterà utile al giornalista per poter continuare a giocare poi, nel<br />

resto del testo, sulla somiglianza genetica e soprattutto letteraria tra i due) è in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> una intimità che il giovane <strong>Gualdo</strong> aveva acquisito con entrambi gli artisti<br />

<strong>di</strong> cui tratta (benché altrove), <strong>di</strong> una familiarità che quasi non gli consentiva<br />

<strong>di</strong> scindere le due esistenze, quasi fossero, visti i caratteri tanto affini, un’unica<br />

persona incarnata in due <strong>di</strong>stinti corpi anch’essi straor<strong>di</strong>nariamente simili.<br />

Lo scrittore milanese era entrato in contatto con il padre per tramite della<br />

figlia. Quando, infatti, <strong>Gualdo</strong> aveva dato inizio ai suoi più o meno regolari<br />

soggiorni a Parigi, nel 1869, egli era presto <strong>di</strong>venuto intimo <strong>di</strong> Catulle Mendès,<br />

49 il poeta con le dovute riserve ascrivibile alla cerchia dei parnassiani che<br />

appena tre anni prima aveva preso in moglie – nonostante l’avversione del padre<br />

<strong>di</strong> lei – proprio Ju<strong>di</strong>th Gautier. Attraverso l’amicizia con la donna, sua coetanea,<br />

l’italiano era stato introdotto in casa del grande Théo e, anche grazie al<br />

sostegno <strong>di</strong> un’altra delle sue prime (e più durature) frequentazioni, Henri Cazalis,<br />

questi aveva incominciato a partecipare ai raduni nel salon della rue de<br />

Douai, dove si riuniva il suo entourage. Al principio <strong>degli</strong> anni ’70 le relazioni<br />

culturali gual<strong>di</strong>ane instaurate in Francia appaiono, quin<strong>di</strong>, ormai solide e sempre<br />

più ricche: in particolare, nella felice colonia parnassiana, egli aveva trovato<br />

un “ambiente a lui tanto congeniale” 50 ed aveva allacciato vincoli letterari talmente<br />

intensi con i suoi membri da essere interpellato, all’indomani della morte<br />

<strong>di</strong> Théophile Gautier, per prender parte alla pubblicazione – cui si è già accennato<br />

e su cui si tornerà – <strong>di</strong> un Tombeau collettivo in memoria dell’illustre<br />

scomparso, promosso dall’e<strong>di</strong>tore Lemerre.<br />

145.<br />

48 Ibidem.<br />

49 P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 15.<br />

50 M. GIAMMARCO, Annotazioni su <strong>Gualdo</strong> e Gautier, in «Berenice», luglio 1987, p.<br />

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