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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

la sua opera Mercede, una troppo spiccata rassomiglianza con il testo dei Burgeois<br />

de Pontarcy del drammaturgo francese Victorien Sardou. “Ma non basta”,<br />

avverte l’articolista, che annuncia, per poi citare esplicitamente la lettera del<br />

fanfullista C. R., che una “Nuova accusa <strong>di</strong> plagio si fa oggi al Torelli per la sua<br />

comme<strong>di</strong>a Il matrimonio d’un matto, che a <strong>Napoli</strong> piacque tanto e che, cosa ormai<br />

<strong>di</strong>fficile piacque anche ai critici”. 240<br />

La trovata, continua, <strong>di</strong> questa comme<strong>di</strong>a non è poi così originale come aveva<br />

rilevato Fer<strong>di</strong>nando Martini, ma è anzi “presa <strong>di</strong> sana pianta” dall’opera<br />

del collega <strong>Gualdo</strong>, che della testata «L’Illustrazione Italiana» era e sarà saltuario<br />

collaboratore. Un mariage excentrique, è infatti, a sua detta, un’opera scritta<br />

con arte sopraffina, il cui argomento può facilmente “invitare un comme<strong>di</strong>ografo<br />

a farne base d’una bizzarra e piacevole comme<strong>di</strong>a”. 241 Quando in redazione<br />

era giunta la notizia che il nuovo lavoro <strong>di</strong> Torelli fosse stato intitolato Il matrimonio<br />

d’un matto, subito, prima ancora <strong>di</strong> venire a conoscenza della polemica<br />

avviata a Roma, in molti si erano insospettiti; poi, una volta al corrente della<br />

dettagliata analisi condotta da C. R., tutti avevano atteso che l’opera venisse<br />

rappresentata a Milano, in modo tale da valutare se effettivamente quella rassomiglianza<br />

fosse reale o solo apparente. Ebbene, quel gruppo <strong>di</strong> giornalisti non<br />

aveva avuto alcun bisogno <strong>di</strong> aspettare un’eventuale messinscena milanese,<br />

perché Torelli in persona aveva redatto una graziosa letterina in<strong>di</strong>rizzandola<br />

“ad alcuni pubblicisti”, messaggio nel quale il comme<strong>di</strong>ografo “confessa d’aver<br />

preso l’impostatura (egli <strong>di</strong>ce con gli architetti) della sua comme<strong>di</strong>a, e che era<br />

in <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prenderla per la semplice ragione che gli piaceva, ma che creò una<br />

condotta <strong>di</strong>versa e caratteri <strong>di</strong>versi”. 242 Torelli, secondo quanto espresso in tale<br />

lettera, si sarebbe inoltre detto <strong>di</strong>sposto a pubblicare alcune sue scene “affinché<br />

si possa stabilire un confronto fra la comme<strong>di</strong>a e il romanzo del <strong>Gualdo</strong> al quale<br />

– soggiunge – ha dato il più gran segno <strong>di</strong> stima che potesse rubandogli qualche<br />

cosa”. 243 In<strong>di</strong>gnato da una simile affermazione, BAT, pur confidando che “chi si<br />

scalderà meno nella questione […] sarà il <strong>Gualdo</strong>”, 244 ammette che ben <strong>di</strong>ffi-<br />

240 BAT, Scorse letterarie. Achille Torelli e <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in «L’Illustrazione Italiana», 22<br />

ottobre 1882, p. 270.<br />

241 Ibidem.<br />

242 Ibidem.<br />

243 Ibidem.<br />

244 Ivi, p. 271.<br />

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