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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

fondo nulla ci dà la sicurezza che questi si sia poi imbattuto in <strong>Gualdo</strong> che, comunque,<br />

del salotto Cima era all’epoca e continuerà ad essere in futuro un assiduo<br />

frequentatore, tanto d’estate sul lago <strong>di</strong> Como quanto d’inverno nel palazzo<br />

<strong>di</strong> via Borgospesso, a Milano. Ad ogni modo, in<strong>di</strong>pendentemente dall’avvenuta<br />

o meno conoscenza <strong>di</strong>retta tra i due autori, ciò che più conta è che, ancora una<br />

volta, nella scelta dei testi da recensire operata da <strong>Gualdo</strong>, egli abbia rivolto la<br />

propria attenzione, ancora una volta, ad un autore e ad un opera che si collocano<br />

in un’ottica antinaturalista, proprio negli anni in cui la letteratura italiana vedeva<br />

nel verismo la corrente imperante.<br />

Per quanto lontano dallo stile, dalla poetica e dall’ideologia proprie, lo<br />

scrittore e critico milanese aveva trovato nel primo Fogazzaro, come si è evinto<br />

dalla sua analisi del Cortis, alcuni elementi <strong>di</strong> particolare interesse: innanzitutto<br />

egli aveva attribuito all’autore un’indubbia originalità e aveva riconosciuto al<br />

suo romanzo lo status <strong>di</strong> opera d’arte, in secondo luogo aveva lodato le descrizioni<br />

paesaggistiche e d’ambiente e aveva sottolineato con forza la grandezza<br />

dei suoi protagonisti eccezionali, ma veri al tempo stesso. Con questi ultimi due<br />

fattori (paesaggi e personaggi), in particolare, finiva per essere messa in evidenza<br />

quella componente ideale che, affiancandosi a quella reale poneva la narrativa<br />

del Cortis al <strong>di</strong> là del metodo e <strong>degli</strong> schemi naturalisti. Non a caso i nomi<br />

<strong>di</strong> entrambi gli scrittori verranno accostati da Giuseppe Farinelli nel delineare<br />

quel percorso compiuto da alcuni autori dell’Ottocento letterario italiano che,<br />

pur restando pienamente figli del proprio tempo, già sembravano volgere un occhio<br />

al secolo successivo; per questo, dopo aver esaminato Decadenza e Una<br />

vita (opere uscite entrambe nel 1892), lo stu<strong>di</strong>oso afferma:<br />

So benissimo che non sono soltanto <strong>Gualdo</strong> e Svevo ad aprire la nostra narrativa<br />

al decadentismo e che la questione è assai più complessa. Intanto sarebbe opportuno<br />

rivolgere […] l’attenzione ai romanzi <strong>di</strong> Antonio Fogazzaro a cominciare da Malombra<br />

del 1881 che già prende le <strong>di</strong>stanze dal verismo […]. 261<br />

Il nuovo passo sarebbe stato compiuto con l’avvento del decadentismo: Fogazzaro<br />

e <strong>Gualdo</strong>, ciascuno a modo suo, avevano contribuito a preparare il terreno<br />

ai suoi esponenti, primo fra tutti quel Gabriele d’Annunzio, con cui entrambi<br />

avevano collaborato negli anni ’80 scrivendo sulla «Cronaca bizantina».<br />

261 G. FARINELLI, Dal Manzoni alla Scapigliatura, Milano, Istituto Propaganda libraria,<br />

1991, p. 240.<br />

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