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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Tra carteggi e recensioni: <strong>Gualdo</strong> e i romanzieri italiani<br />

In questo romanzo <strong>di</strong> Fogazzaro, così come avverrà nella gual<strong>di</strong>ana Decadenza,<br />

il tema politico, che pur sembrerebbe al principio dominante – Daniele<br />

crede <strong>di</strong> avere il rime<strong>di</strong>o politico per salvare dall’abisso il suo paese – non resta<br />

che secondario. Lo stesso <strong>Gualdo</strong>, che analizza l’ideologia del protagonista <strong>di</strong>fendendolo<br />

dalle accuse <strong>degli</strong> altri parlamentari che lo giu<strong>di</strong>cano un utopista,<br />

sottolinea come egli alla fine riesca ad imporsi, ma al tempo stesso mette in<br />

guar<strong>di</strong>a da chi si limiterà a considerare nel Cortis la sola parte de<strong>di</strong>cata all’espressione<br />

delle idee politiche e – ad esse strettamente connesse – <strong>di</strong> quelle religiose<br />

del personaggio principale (e, naturalmente, anche dell’autore), un “cattolico<br />

convinto, ma cattolico che crede la sua unica fede non solo più alta, ma<br />

più larga <strong>di</strong> tutte, e immagina perciò che possa […] <strong>di</strong>rigere il violento spingersi<br />

avanti dell’umanità sitibonda <strong>di</strong> cose nuove”. 253 Ma, sostiene Paolo Giu<strong>di</strong>ci, la<br />

parte politica resta quasi del tutto estranea all’azione del Daniele Cortis perché<br />

quest’opera “ha la pretesa <strong>di</strong> essere un romanzo politico e non è che un romanzo<br />

d’amore”, 254 sebbene in tale volume Fogazzaro sembri aver voluto vagheggiare,<br />

sostiene lo stesso, “l’uomo politico dell’avvenire e fare <strong>di</strong> esso il protagonista<br />

d’un suo romanzo”. 255 Però, alla fine, il progetto approda ad altro e benché<br />

l’autore si mostri desideroso <strong>di</strong> novità e aggiornamenti culturali e preoccupato<br />

<strong>di</strong> accentuare la sua funzione <strong>di</strong> interprete della crisi, 256 il suo protagonista<br />

(e qui è ancora <strong>Gualdo</strong> a mettere in evidenza questo aspetto), una volta tornato<br />

a Roma e reimmersosi nella febbrile vita politica della capitale, non può fare a<br />

meno <strong>di</strong> continuare a pensare alla sua Elena ormai lontana, anche se sa che non<br />

si rivedranno mai più, conscio che la donna è ormai partita (e perduta) per sempre<br />

e che non resta più nulla da sperare. 257<br />

Nella sezione finale della recensione il critico si serve <strong>di</strong> una lunga citazione<br />

tratta dal romanzo per sottolineare una volta <strong>di</strong> più l’umanità <strong>di</strong> Daniele: il<br />

suo straor<strong>di</strong>nario sacrificio non è, infatti, il vero tema con cui si chiude l’opera<br />

perché essa termina, invece, con il protagonista intento ad immaginare quale<br />

potrà essere, fra molti anni, l’aspetto del volto della cugina, la forma della sua<br />

253<br />

Ibidem.<br />

254<br />

P. GIUDICI, I romanzi <strong>di</strong> Antonio Fogazzaro e altri saggi, con prefazione <strong>di</strong> C. Pellegrini,<br />

Roma, E<strong>di</strong>zioni dell’Ateneo, 1969, p. 15.<br />

255<br />

Ivi, p. 77.<br />

256<br />

B. PORCELLI, Momenti dell’antinaturalismo: Fogazzaro, Svevo, Corazzini, Ravenna,<br />

Longo, 1975, p. 15 (il giu<strong>di</strong>zio riportato è relativo a Malombra, ma mi pare efficace anche per<br />

delineare il caso del Daniele Cortis).<br />

257<br />

L. GUALDO, “Daniele Cortis”…, cit.<br />

172

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