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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

declamante “la riche folie figée des objets presque vivants” che più e più volte<br />

Robert de Montesquiou ha utilizzato in epigrafe ad alcuni suoi testi, dal Les<br />

Hortensias bleus a Les Pas effacées. 135 Dal canto proprio, Ju<strong>di</strong>th afferma che,<br />

parimenti, in tutta la sua vita essa ha realizzato un solo vers unique, un verso<br />

che a suo turno – questo è quanto sostiene Ju<strong>di</strong>th Gautier, però non si è ancora<br />

trovata traccia <strong>di</strong> ciò nel corpus dei suoi testi finora ricostruito – <strong>Gualdo</strong> avrebbe<br />

riportato in epigrafe <strong>di</strong> una propria opera per stuzzicare i propri contemporanei<br />

e lanciarli alla ricerca della sua ‘origine’:<br />

Je suis le nautonier des océans lunaires<br />

Le poète italien <strong>Gualdo</strong> a cité quelque part ce vers en épigraphe, pour taquiner ses contemporains<br />

en leur faisant chercher «d’où c’était». 136<br />

Nessun’altra allusione all’autore milanese, oltre alla presente, è contenuta<br />

nelle opere dell’artista transalpina, la quale con l’italiano con<strong>di</strong>videva, oltre a<br />

quella personale, un’altra importante amicizia, ovvero quella con l’appena citato<br />

conte Robert de Montesquiou. In effetti, è proprio tra le carte appartenute a<br />

que-st’ultimo che si trova una lettera <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> – posteriore al suddetto articolo<br />

– in cui è presente un’allusione alla loro conoscenza in comune: si tratta <strong>di</strong> un<br />

messaggio in cui il mittente chiede aggiornamenti riguardanti Ju<strong>di</strong>th Gautier<br />

(menzionata soltanto attraverso le iniziali, secondo un uso frequente nei carteggi<br />

gual<strong>di</strong>ani) per poi trasmetterle un galante saluto che accenna al suo gusto per<br />

l’Oriente: “Voyez-vous J. G.? Mettez-moi à ses pieds chinois”. 137 Ed a proposito<br />

dell’interesse della scrittrice per il Celeste Impero non va passata sotto silenzio<br />

la parte finale dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> su <strong>di</strong> lei incentrato: in questa sezione il<br />

giornalista riprende le fila della propria ‘narrazione’ e si riallaccia all’incipit del<br />

testo, laddove aveva raccontato l’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> come e quando il cinese Ding<br />

Dunling era stato introdotto in casa Gautier per poi lungamente inse<strong>di</strong>arvisi<br />

prima <strong>di</strong> sparire in via definitiva. “E che cosa è accaduto del mandarino Tintun-lin?<br />

domanderà forse il lettore”, chiede <strong>Gualdo</strong>, che prontamente offre subito<br />

dopo la sua risposta:<br />

135 Cfr., infra, il paragrafo 7.4 de<strong>di</strong>cato alle relazioni tra <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou.<br />

136 Ibidem: “The Italian poet, <strong>Gualdo</strong>, has quoted this linea s an epighaph, in order to silence<br />

his contemporaries and make them search for its origins” (Wagner at home, cit., p. 150).<br />

137 Lettera <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> a Montesquiou, da Milano, del 1882 pubblicata da V. DONA-<br />

TO RAMACIOTTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou (con lettere ine<strong>di</strong>te), cit., p. 319.<br />

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