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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

Nonostante questo episo<strong>di</strong>o e la sempre maggiore intransigenza reazionaria<br />

del francese, da un lato, e la paralisi che colpì l’italiano, dall’altro, i rapporti tra<br />

Bourget e <strong>Gualdo</strong> continuarono ad avere lunga vita, anche se quest’ultimo, costretto<br />

a letto nella sua stanza d’albergo inizialmente in rue de la Paix a Parigi,<br />

si lamenterà più volte con il suddetto Coppée 525 <strong>di</strong> non ricevere spesso visite del<br />

comune amico, sempre più frequentemente impegnato in lunghi viaggi e soggiorni<br />

all’estero, specie in Scozia ed Inghilterra. Non sono pochi i critici che<br />

hanno visto <strong>di</strong> buon occhio il progressivo allontanamento, avvenuto comunque<br />

più sul piano ideologico-letterario che su quello delle relazioni umane, tra i due<br />

scrittori: <strong>di</strong>fatti Giulio Cattaneo, sulle pagine de «La Repubblica» dell’ottobre<br />

1981, parlando dell’importanza del ruolo <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> come critico preventivo,<br />

consigliere <strong>degli</strong> artisti e me<strong>di</strong>atore culturale, sottolinea il grande contributo<br />

dato dal milanese nella conoscenza e <strong>di</strong>ffusione in Italia dei romanzieri francesi<br />

suoi contemporanei, e soprattutto <strong>di</strong> quel Bourget “che ebbe, purtroppo,<br />

una decisa influenza sui nostri narratori <strong>di</strong> origine verista, attratti, in un secondo<br />

tempo, dal «misticismo nevrastenico del secolo agonizzante»”, 526 un misticismo<br />

dal quale, tuttavia, forse in virtù della sua avvedutezza e del suo acuto senso critico,<br />

“<strong>Gualdo</strong> rimase completamente immune”. 527 A conferma della propria tesi<br />

Cattaneo aggiunge poco oltre che, se “Bourget ha avuto più influenza sulla Serao<br />

e De Roberto”, ciò non è mai avvenuto nel caso del milanese che si è invece<br />

sempre <strong>di</strong>mostrato, nonostante l’intenso legame, un autore “alieno da tentazioni<br />

spiritualiste ed estraneo ai temi che interessavano al narratore cattolico francese”:<br />

528 lo <strong>di</strong>mostrerebbe il romanzo Decadenza, dove, in effetti, egli “si avventura<br />

[…] in un analisi psicologica che non ha nulla del retorico psicologismo<br />

del Bourget”, riuscendo anzi, nella prima parte del romanzo, a <strong>di</strong>stinguersi come<br />

“morbido descrittore” <strong>di</strong> interni <strong>di</strong> gusto estetizzante e <strong>di</strong> atmosfere ovattate<br />

e vaporose e “riuscendo a dare il quadro <strong>di</strong> una società elegante al quale aveva<br />

aspirato inutilmente il Verga […] con un senso <strong>di</strong> inibizione provinciale”. 529<br />

Il quarto ed ultimo articolo, infine, che <strong>Gualdo</strong> consacra in Italia all’amico<br />

si <strong>di</strong>scosta dai precedenti per il taglio da lui impresso: essendo questo destinato<br />

alla pubblicazione su una rivista rivolta ad una fascia <strong>di</strong> pubblico molto ampia e<br />

525 P. DE MONTERA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, cit., p. 290.<br />

526 G. CATTANEO, Lo scrittore in gilet bianco, in «La Repubblica», 9 ottobre 1981, p. 5.<br />

527 Ibidem.<br />

528 Ibidem.<br />

529 Ibidem.<br />

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