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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Il teatro ottocentesco: attori, drammaturghi, librettisti e plagiari<br />

nico […] compirono […] numerose tournées all’estero, riportandone fama e<br />

successi sia artistici che economici”. 17 Andrà notato che proprio nell’abilità<br />

comunicativa <strong>di</strong> questi interpreti stava il paradosso del teatro italiano tardottocentesco,<br />

perché, da un lato, il modus recitativo <strong>degli</strong> artisti nostrani era attardato<br />

rispetto agli importanti passi evolutivi compiuti dagli attori nel resto<br />

d’Europa, ma, al tempo stesso, la formula rappresentativa da essi adoperata “li<br />

rendeva moderni e portatori <strong>di</strong> una carica comunicativa cosmopolita”, 18 fino<br />

renderli modelli esportabili anche al <strong>di</strong> fuori dalla penisola. Difatti, tanto nell’articolo<br />

comparso su «Le Théâtre», quanto su quello e<strong>di</strong>to su «L’Illustrazione<br />

Universale», <strong>Gualdo</strong> mette in luce la popolarità <strong>di</strong> Ernesto Rossi nei paesi esteri<br />

– dove “più che qui il pubblico si appassiona per gli artisti” – venendo favorito<br />

alle celebrità del posto: così “à Vienna, à Pétersbourg on l’a comblé d’honneurs<br />

et des richesses, on l’a adoré”, 19 ma anche in America, luogo in cui, aggiunge il<br />

giornalista, “conosciamo <strong>degli</strong> Americani che lo preferiscono a Booth, come alcuni<br />

Inglesi lo trovano superiore ai più gran<strong>di</strong> loro attori, 20 sebbene sia certo<br />

meno corretto”. 21<br />

La correttezza dell’interpretazione così come dei copioni, è un altro punto<br />

focale dell’analisi <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> che – questa volta solo nell’articolo in francese –,<br />

evidenzia l’insufficienza delle traduzioni <strong>di</strong> Shakespeare realizzate da Rusconi<br />

per le serate <strong>di</strong> Rossi al Dal Verme <strong>di</strong> Milano e che lo stesso attore in una sua<br />

lettera autobiografica pubblicata da Angelo De Gubernatis definirà “zibaldoni<br />

in cui non vi era che il nome <strong>di</strong> Shakespeare”. 22 Quello delle riduzioni dei testi<br />

poetici da portare in scena era un <strong>di</strong> un problema connaturato anch’esso al sistema<br />

italiano del “grande attore”, dato che gli originali venivano drasticamente<br />

tagliati, o comunque mo<strong>di</strong>ficati, allo scopo <strong>di</strong> essere resi funzionali alle<br />

messinscene <strong>degli</strong> artisti mattatori e adattati alle loro corde interpretative. Ancora<br />

una volta sono le parole <strong>di</strong> Ferrone, che perfettamente sottolinea il fenomeno,<br />

a spiegarci come “l’epurazione del testo da valenze che potessero appesantire<br />

o complicare la rappresentazione” e “la sua riduzione a una semplice<br />

17<br />

S. FERRONE – F. SIMONCINI, Il teatro, cit., p. 928.<br />

18<br />

Ibidem.<br />

19<br />

L. GUALDO, Correspondance étrangères…, cit., p. 152.<br />

20<br />

Quali Fechter e Irving, come <strong>Gualdo</strong> specifica nella versione francese del suo articolo.<br />

21<br />

L. GUALDO, Ernesto Rossi, cit., p. 93.<br />

22<br />

E. ROSSI, <strong>Stu<strong>di</strong></strong>i drammatici e lettere autobiografiche, con prefazione <strong>di</strong> A. De Guber-<br />

natis, Firenze, Le Monnier, 1885, p. 88 (Lettera Se<strong>di</strong>cesima).<br />

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