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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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I Poeti d’Oltralpe: adesione ed esportazione dei nuovi modelli<br />

che ingloba tutte le manifestazioni dell’arte da lei praticate: “senz’aver quasi<br />

imparato”, leggiamo nell’articolo in questione, “ella <strong>di</strong>pinge un poco, scolpisce”.<br />

Il critico racconta <strong>di</strong> aver visto una volta esposto un busto rappresentante<br />

Lohengrin da lei realizzato, una scultura che – malgrado le imperfezioni <strong>di</strong> fattura<br />

– rendeva molto bene, a sua detta, l’idea della fulgida figura del cavaliere<br />

del cigno: “l’artista aveva tentato <strong>di</strong> rendere plasticamente quel suo ideale <strong>di</strong><br />

bellezza, descritto ne’ suoi libri”. Persino la musica non era materia sconosciuta<br />

alla figlia <strong>di</strong> Théo: come l’adorato genitore (“anche in ciò è proprio figlia <strong>di</strong> suo<br />

padre!” e, <strong>di</strong>fatti, anch’egli si era da giovane cimentato – come si è detto – nel<br />

figurativo e <strong>Gualdo</strong> ne aveva visto almeno un <strong>di</strong>segno, come racconta a Vittoria<br />

Cima), 132 era capace <strong>di</strong> rintracciare il bello in qualsiasi rappresentazione artistica;<br />

in campo musicale era una fervente ammiratrice <strong>di</strong> Richard Wagner.<br />

Proprio all’interno <strong>di</strong> una biografia de<strong>di</strong>cata agli aspetti più intimi e personali<br />

del compositore tedesco (Wagner at home, 1910) 133 è conservata l’unica testimonianza<br />

<strong>di</strong> pugno della Gautier attestante i suoi contatti con <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>.<br />

In verità la prima versione, in francese e non già in inglese, del passo cui qui si<br />

allude è presente nel primo dei tre tomi delle sue memorie intime (Le collier des<br />

jours), sorta <strong>di</strong> autobiografia che ella redasse a partire dal 1904: qui Ju<strong>di</strong>th, dopo<br />

aver raccontato un episo<strong>di</strong>o vissuto in gioventù a Monaco in compagnia del<br />

suo allora marito Catulle Mendès e dell’amico poeta Villiers de L’Isle-Adam –<br />

quando, da un ponte nel cuore della città, avevano assistito al passaggio <strong>di</strong> quattro<br />

o cinque zattere stracolme <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> colore –, si sofferma a descrivere<br />

alcune loro <strong>di</strong>scussioni seguite a quell’avvistamento, riflessioni che la donna<br />

sintetizza in un verso <strong>di</strong> Villiers, cosa che a sua volta la conduce alla considerazione<br />

secondo la quale esiste un tipo <strong>di</strong> verso, quello unico, “dans lequel semble<br />

se condenser un poème”, un verso che “se suffit à lui-même et dédaigne la rime”.<br />

134 <strong>Gualdo</strong> realizzerà almeno un esemplare <strong>di</strong> siffatta tipologia, quel verso<br />

132 Fondo Vittoria Cima, c.3, b.40(5). Lettera <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> intestata “Biarritz, 3 agosto<br />

[18]69” in cui il giovane scrittore dewscrive gli interni dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Giammartino: “Vi vorrebbe<br />

per descriverlo un volume intiero <strong>di</strong> Gautier. I mobili sono tutti antichi, ma questi non si<br />

vedono, tanto sono nascosti dai vasi, dai libri, dalle armi, dalle pitture, da cento cose strane e<br />

bizzarre; per terra un tappeto turco, intorno dei bassissimi e vasti sofà orientali a vivacissimi<br />

colori, un po’ sbia<strong>di</strong>ti. In un angolo un pezzo colossale della Venere <strong>di</strong> Milo, dei quadri dappertutto,<br />

[…]; delle nicchie che servono <strong>di</strong> biblioteca e dei libri sopra e sotto i mobili, dapertutto.<br />

Un <strong>di</strong>segno a penna <strong>di</strong> Gautier corrisponde a un bel ritratto d’Elisa Alemagna”.<br />

133 J. GAUTIER, Wagner at home, transl. by E. D. Massie, London, Mills & Boon, 1910.<br />

134 ID., Le collier des jours: souvenirs de ma vie, Paris, Joven, 1904, p. 168.<br />

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