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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

ascritta in questa tipologia <strong>di</strong> reazioni; le sue righe lasciano, <strong>di</strong>fatti, trapelare <strong>di</strong><br />

continuo l’emozione che sembra riaffiorare in lui, crescente, al solo e semplice<br />

atto <strong>di</strong> riportare sulla pagina bianca il ricordo delle immagini viste. Benché lamenti<br />

<strong>di</strong> aver “molto mal spiegato” l’evento, 213 la sua cronaca rappresenta, al<br />

contrario, un documento molto prezioso, proprio anche grazie all’andamento<br />

concitato della sua frase, esplicito segnale della sua eccitazione:<br />

Ho <strong>di</strong>menticato nelle ultime mie <strong>di</strong> parlarti <strong>di</strong> una cosa meravigliosa, miracolosa,<br />

incre<strong>di</strong>bile… che è la Cinematografia! È una esposizione <strong>di</strong> fotografie, come per lanterna<br />

magica, dapprima le figure appaiono al solito immobili, poi si muovono come<br />

fossero vive. Si vede una piazza pubblica, dove le carrozze, i trams rotolano, la folla si<br />

pigia, passanti passano, si fermano, s’incontrano; una stazione dove fra poco un treno<br />

arriva a tutto vapore e si ferma, e d’onde la gente scende <strong>di</strong> fretta, isolata o a frotte e si<br />

precipita per salire nelle carrozze, negli omnibus sui quali si gettano i bagagli… È la<br />

vita vera. Due bambini giocano, saltano, s’inseguono, si danno dei pugni… A un tavolo<br />

<strong>di</strong> caffè due soldati giocano alle carte; arriva il garçon che versa loro da bere, tracannano<br />

lentamente il liquido, si <strong>di</strong>sputano, l’uno perde e l’altro vince. 214<br />

La cronaca della proiezione <strong>di</strong> questa sorta <strong>di</strong> antenato del moderno cortometraggio<br />

precede la parte forse più interessante del suo resoconto, un passo<br />

che conferma ancora una volta come il grande intuito gual<strong>di</strong>ano molto raramente,<br />

e non solo in materia <strong>di</strong> letteratura, abbia sbagliato ad andare a segno. Dopo<br />

aver insistito sul valore del filmato che è, a sua detta, “la realtà assoluta con<br />

tutti i movimenti immaginabili”, egli si scusa per l’insufficienza della propria<br />

spiegazione poiché capisce, o meglio, immagina quanto potesse essere <strong>di</strong>fficile<br />

poter farsi un’idea abbastanza veritiera <strong>degli</strong> effetti prodotti da una novità come<br />

la cinematografia non avendola mai vista <strong>di</strong> persona. Ad ogni modo, <strong>Gualdo</strong> informa<br />

la cugina che presto tutto il baraccone della <strong>di</strong>mostrazione messa in scena<br />

in Francia si sarebbe presto spostato a Londra (in una successiva lettera inviterà<br />

la sua destinataria ad andare il prima possibile a Parigi, così da potersi recare<br />

insieme oltremanica e assistere ancora una volta alle meraviglie del cinema-<br />

1896, in cui si legge: “Da molte settimane al Teatro Milanese <strong>di</strong> Milano, accorre un pubblico<br />

numeroso ad ammirare il cinematografo, o per <strong>di</strong>rlo con una parola più facile, la fotografia animata;<br />

ed uscendo dalla sala la folla ha sulle labbra mille esclamazioni <strong>di</strong> meraviglia e <strong>di</strong> stupore.<br />

E meraviglia e stupore più giustificati non conosciamo, perché davvero la nuova scoperta è<br />

qualche cosa <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile, <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario”.<br />

213 Fondo <strong>Gualdo</strong>, carteggio Z 80 suss., b.3(32), lettera ine<strong>di</strong>ta, a Giulia Litta Mo<strong>di</strong>gnani.<br />

214 Ibidem.<br />

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