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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’esperienza cosmopolita del passeur culturel<br />

L’insegnamento dell’autore de Le spleen de Paris non si limita, comunque,<br />

a combaciare con le caratteristiche dell’uomo; sembrerebbe, anzi, che Baudelaire<br />

abbia influenzato <strong>Gualdo</strong> soprattutto attraverso le in<strong>di</strong>cazioni da lui fornite ai<br />

contemporanei relative alle fasi dell’osservazione e della rielaborazione del reale:<br />

artista peintre e artista littéraire ad un tempo, l’autore moderno deve – a suo<br />

parere – costantemente viaggiare, immergersi nel flusso della vita, entrare a<br />

farne parte, carpirne ogni minimo particolare per poi rielaborarlo insieme a tutti<br />

gli altri acquisiti nel tempo dopo un’accurata selezione <strong>di</strong> quanto depositatosi<br />

nella memoria. 34 Un suggerimento, questo, che l’italiano mostra <strong>di</strong> aver sicuramente<br />

appreso 35 all’epoca della stesura <strong>di</strong> Decadenza (1892), se è vero quanto<br />

affermato da Felice Cameroni, secondo il quale il romanziere milanese aveva<br />

raccolto materiale per il proprio volume almeno a partire da tre anni prima che<br />

esso venisse dato alle stampe proprio al fine <strong>di</strong> poter lentamente metabolizzare<br />

l’intera materia prima della sua rielaborazione artistica. In effetti, già <strong>di</strong>versi<br />

anni prima, all’interno della Gran Rivale (1877), racconto che risolve nella<br />

morte della donna amata l’antinomia tra passione e attività creativa, il narratore<br />

aveva affermato che “per creare bisogna aver sentito e sofferto, ma non bisogna<br />

più soffrire né sentire”: 36 l’azione obliatrice e placatrice del tempo rappresentava<br />

pertanto per il nostro scrittore, fin dagli esor<strong>di</strong>, un requisito necessario per<br />

poter svolgere serenamente il proprio lavoro. La pratica messa in atto nel corso<br />

della ‘preparazione’ del suo ultimo romanzo rappresenterebbe, quin<strong>di</strong>, il punto<br />

d’arrivo <strong>di</strong> un lungo percorso <strong>di</strong> formazione dello scrittore, il culmine <strong>di</strong> una riflessione<br />

sui meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca propri <strong>di</strong> un autentico autore letterario.<br />

Ancora riconducibile ad un ipotetico influsso della lettura baudelairiana è<br />

poi la costanza con cui, in gran parte della sua opera, <strong>Gualdo</strong> ripropone il tema<br />

della fuga dal reale 37 come fase necessaria, da un lato, alla sopravvivenza dello<br />

spirito artistico e, dall’altro, alla scrittura narrativa. Ma se nei suoi primi lavori<br />

34 Ivi, pp. 891-892.<br />

35 È indubbio che accanto all’influenza baudelairiana su <strong>Gualdo</strong> agì con altrettanto vigore<br />

anche l’insegnamento dei Parnassiens. A tal proposito si veda E. SORMANI, Il cosmopolitismo<br />

<strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in Prosatori e narratori dalla Scapigliatura al Decadentismo, in La letteratura<br />

italiana. Storia e testi, Bari, Laterza, 1975, p. 589.<br />

36 L. GUALDO, La Gran Rivale, in Romanzi e Novelle, cit., p. 39.<br />

37 Cfr. M. GIAMMARCO, La fuga <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>, in L’evasione <strong>degli</strong> Scapigliati: percorsi tra<br />

reale e immaginario. Tarchetti, Dossi, <strong>Gualdo</strong>, in Nel tempo del sogno. Le forme della narrativa<br />

fantastica dall’immaginario vittoriano all’utopia contemporanea, a cura <strong>di</strong> C. Pagetti, Ravenna,<br />

Longo, 1988, pp. 71-74.<br />

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