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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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L’analisi delle “nuove formole” del romanzo francese<br />

compagnie de l’amant enfin revenu, et de la nuit d’amour, et du souper, et de la fin<br />

avec l’imitation de l’agonie sardonique? Et de l’honorable George Seldwyn? On a<br />

beau <strong>di</strong>re, c’est plus fin que du Zola! 165<br />

Non possedendo la lettera <strong>di</strong> risposta del conte Robert all’altrettanto nobile<br />

conte <strong>Luigi</strong>, non ci è dato sapere quale fosse il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Montesquiou sulla<br />

Faustin, né tantomeno se egli avesse già letto l’opera allorquando dovette ricevere<br />

la missiva <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong>. È indubbio, comunque, che questo romanzo giocherà<br />

nella memoria poetica del francese una funzione importante poiché les paons<br />

blancs dans le clair de lune menzionati al principio del cap. XXIV del libro lodato<br />

da <strong>Gualdo</strong> verranno ricordati e riproposti da Montesquiou nel componimento<br />

che, recitato da Sarah Bernhardt, egli scriverà in occasione <strong>di</strong> una serata<br />

in onore <strong>di</strong> E. de Goncourt tenutasi presso Charpentier il 3 marzo 1895. 166<br />

Per meglio comprendere tutte le allusioni ed i riferimenti contenuti nel passo<br />

gual<strong>di</strong>ano appena riportato si dovrà <strong>di</strong>re che, nel romanzo La Faustin – che<br />

<strong>Gualdo</strong> presenta riuscendo anche a dare al lettore un’idea sufficiente ampia e<br />

articolata della trama –, Goncourt aveva narrato le vicende dell’omonima attrice<br />

– “stranamente seducente”, commenta <strong>Gualdo</strong>, “nella sua moderna ed irregolare<br />

bellezza parigina, sottile, elegante, apparentemente magra, nervosissima” 167 –<br />

che, insieme a sua sorella soprannominata Bonne-âme, una cortigiana dalle idee<br />

pratiche (fatta <strong>di</strong> “argilla grossolana”, scrive sempre <strong>Gualdo</strong>, in cui “v’è qualcosa<br />

del morboso, dell’incontentabile delle aspirazione della sorella”, un aspetto<br />

questo che “è dall’autore messo in luce magistralmente”), 168 conduce una vita<br />

<strong>di</strong> ebbrezze tra scoraggiamenti d’artista e penose ricerche nel tentativo <strong>di</strong> trovare<br />

il giusto modo <strong>di</strong> declamare i versi <strong>di</strong> Fedra, opera intorno alla quale è imperniata<br />

tutta la parte iniziale del libro. Durante la prima del dramma, Faustin è<br />

consapevole <strong>di</strong> non aver dato il massimo <strong>di</strong> sé, sempre più avvilita per la noiosa<br />

e pressoché coniugale vita che conduce con il suo impresario, Blancheron; alla<br />

seconda rappresentazione, invece, tutto sembra essere cambiato perché l’attrice<br />

165 Lettera <strong>II</strong>I <strong>di</strong> <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> a Robert de Montesquiou, s.d. [ma febbraio 1882], intestata<br />

“San Remo, Hôtel de la Mé<strong>di</strong>terranée. Mar<strong>di</strong>” e pubblicata da V. DONATO RAMACIOTTI in<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong> e Robert de Montesquiou, cit., pp. 314-315 (corsivo finale mio).<br />

166 M. DOTTIN-ORSINI, La Faustin, les paons blancs et l’agonie sardonique, cit., p. 257.<br />

Il poemetto <strong>di</strong> Montesquiou, intitolato «Offrande à Edmond de Goncourt», verrà inserito nella<br />

raccolta Les Hortensias bleus dopo esser stato e<strong>di</strong>to su «La Petit Revue» del 16 marzo 1895.<br />

167 L. GUALDO, L’ultimo romanzo <strong>di</strong> Goncourt [La Faustin], cit., p. 118.<br />

168 Ibidem.<br />

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