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Luigi Gualdo - FedOA - Università degli Studi di Napoli Federico II

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Poesia – Musica – Pittura: <strong>Gualdo</strong> e le Tre Arti sorelle<br />

lità più consona all’atmosfera fantasiosa e sognante che domina questo corpus<br />

<strong>di</strong> testi. <strong>Gualdo</strong> avrebbe, dunque, lavorato sulla prima redazione al fine <strong>di</strong> attutire<br />

le esuberanze della scrittura giovanile: ma se i tagli recisi <strong>di</strong> intere frasi manifestano<br />

il desiderio <strong>di</strong> “cancellare ogni scoria o rimasuglio <strong>di</strong> un’apprensione<br />

ancor troppo acerba del reale […], segnale della presa <strong>di</strong> coscienza dello scrittore<br />

che la sua prosa non può rifiutarsi <strong>di</strong> rivestire sempre ed adeguatamente i<br />

contenuti aerei e quasi fantasiosi della sua invenzione <strong>di</strong> novelliere”, 267 tuttavia<br />

egli non interviene mai in maniera troppo incisiva, forse perché dominato dalla<br />

volontà <strong>di</strong> “non staccarsi troppo da quello che era stato il suo passato <strong>di</strong> scrittore”.<br />

268 Così, ad esempio, nella nuova versione de Il viaggio del duca Giorgio,<br />

<strong>Gualdo</strong> tenta <strong>di</strong> offuscare le definizioni troppo circoscritte dell’ambiente e, contestualmente,<br />

elimina buona parte della nomenclatura specializzata in modo da<br />

irrobustire la sostanza narrativa, ma soprattutto da evitare ogni <strong>di</strong>stonia con “il<br />

tono del racconto nella temperie sognante e fantasiosa” 269 che gli è propria.<br />

Alleviato ogni eccesso <strong>di</strong> sapore realistico, le sette novelle dell’e<strong>di</strong>zione<br />

Bona si accostano con maggiore armonia all’ottavo racconto aggiunto per la<br />

pubblicazione <strong>di</strong> Treves, La villa d’Ostellio, 270 con cui l’autore sancisce l’abbandono<br />

dei temi cari alla scapigliatura (significativamente non ci sono più né<br />

pittori, né musicisti, né scrittori – che ritorneranno in futuro, ma con altra funzione<br />

– o, più in generale, allusioni alla funzione eterizzante e salvifica dell’Arte),<br />

lasciando irrompere il tema, poi costante negli ultimi romanzi, ma già presente<br />

in Une ressemblance (1874), della rêverie. Densa <strong>di</strong> suggestioni, come<br />

subito notò all’uscita del volume Capuana, 271 <strong>di</strong> ascendenza zoliana – ma <strong>di</strong> un<br />

certo Zola non naturalista, come si avrà modo <strong>di</strong> vedere in seguito nelle pagine<br />

de<strong>di</strong>cate alle recensioni ed ai rapporti <strong>di</strong> <strong>Gualdo</strong> col romanziere francese – La<br />

villa d’Ostellio si contrad<strong>di</strong>stingue fin dal principio per la presenza dominante<br />

<strong>di</strong> un’atmosfera <strong>di</strong> attesa e <strong>di</strong> mistero, con la comparsa (o meglio sarebbe <strong>di</strong>re<br />

l’apparizione) dei due giovani protagonisti, amanti bellissimi e privi <strong>di</strong> ogni i-<br />

267<br />

M. GUGLIELMINETTI, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>: uno scrittore senza stile?, in «Sigma», n. 6,<br />

giugno 1965, pp. 26, 29.<br />

268<br />

Ivi, p. 27.<br />

269<br />

Ivi, p. 31.<br />

270<br />

Questa novella ha avuto ristampa moderna in AA. VV., Racconti Lombar<strong>di</strong> dell’ultimo<br />

Ottocento, a cura <strong>di</strong> G. Ferrata, Milano, Bompiani, 1949 e poi nuovamente nel 1965 ad opera <strong>di</strong><br />

M. Guglielminetti (L. GUALDO, La villa d’Ostellio, in «Sigma», n. 6, giugno 1965, pp. 42-59).<br />

271<br />

L. CAPUANA, <strong>Luigi</strong> <strong>Gualdo</strong>, in <strong>Stu<strong>di</strong></strong> sulla letteratura contemporanea. Prima serie,<br />

Milano, Brigola, 1880, p. 177.<br />

77

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